Uomo indagato per prostituzione minorile nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Giulia Di Sabatino, trovata morta nel 2015 sotto un cavalcavia dell’A/14.
Dall’inchiesta sulla morte di Giulia Di Sabatino, la 19enne di Tortoreto precipitata da un viadotto dell’A14 nel settembre del 2015, a chiusura del fascicolo per pedopornografia il pm David Mancini della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila competente per il tipo di reato, ritiene responsabile di prostituzione minorile il 29enne giuliese, già indagato per detenzione di materiale pepornografico. Dalle indagini emerge che sul suo telefono cellulare sono state trovate foto osè di Giulia e di altre due ragazze che all’epoca idei fatti avevano 17 anni. Si tratterebbe di 70 foto di Giulia ed una decina delle altre ragazze come riporta il quotidiano “Il Centro”. Secondo l’accusa, sarebbero state divulgate anche attraverso WatsApp e per le quali le minorenni avrebbero avuto in cambio di piccoli regali e somme di denaro. L’uomo è accusato di aver prospettato alle ragazze anche la possibilità di guadagnare denaro facendosi riprendere in versione hard dalle web cab on line predisposti in alcuni siti internet. Questa inchiesta è parallela a quella sull’istigazione al suicidio che secondo la Procura della Repubblica di Teramo sarebbe il reato da contestare per la morte di Giulia Di Sabatino. L’inchiesta della Procura distrettuale dell’Aquila è nata in seguito alle intercettazioni in corso all’epoca sul caso Castrum . Intercettando la dirigente del comune di Giulianova Maria Angela Mastropietro (a processo insieme ad altri sette con l’accusa di corruzione e che per la Procura è il dominus del sistema lavori e tangenti) gli investigatori scoprono particolari sulla vicenda di Giulia e ritengono che la diciannovenne non si sia uccisa ma che qualcuno l’abbia spinta da quel viadottto.