Ha detto di aver trovato morta la sua compagna quando è rincasato, dopo il lavoro, e di aver tentato di praticarle il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca Gelu Cherciu, il rumeno di 67 anni imputato per la morte della moglie Monica Gondos avvenuta nel maggio dello scorso anno.
Lo ha detto oggi rendendo dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’Assise di Chieti dove è sotto processo per aver provocato la morte della convivente more uxorio Monica Gondos. Secondo l’accusa l’uomo dal 2014 a fino a decesso della donna, avvenuto il 30 maggio del 2018 a Pescara, durante gli abituali stati di alterazione psicofisica dovuti all’abuso di alcol, aggredendola per futili motivi, colpendola ripetutamente con pugni e schiaffi al volto e sul corpo che le causavano evidenti ecchimosi, controllando gli spostamenti e le comunicazioni telefoniche che la donna aveva con altre persone e con le sue figlie, la maltrattava infliggendole sofferenze fisiche e morali. Con l’aggravante di aver causato il decesso della donna in conseguenza, da ultimo, di un colpo sferratolo all’emitorace che provocata fratture costali ed altre lesioni che hanno provocato la morte. Cherciu, che oggi è stato assistito da una interprete, ha detto di quel giorno che, tornato a casa dal lavoro, ha trovato la porta aperta e che il corpo della donna era fuori dall’abitazione, stesa:
”L’ho chiamata, pensavo che scherzasse. Mi sono avvicinato, aveva gli occhi aperti, ho provato a fare il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, e ho visto che era morta – ha detto Cherciu – Quando sono arrivati carabinieri e ambulanza mi sono rivestito e dopo non ricordo cosa è successo. Mi sono ritrovato all’ospedale, che mi facevano i prelievi di sangue, poi sono stato nella caserma dei carabinieri dove mi hanno chiesto come fosse successo. Posso dire che l’ho trovata morta, ero spaventato”.
L’udienza di discussione è stata fissata per il 30 settembre.