E’ morto all’ospedale di Brescia all’età di 83 anni l’imprenditore Giuseppe Soffiantini. Vittima di un drammatico sequestro nel ’97 che ebbe risvolti anche in Abruzzo.
Soffiantini era malato di cuore e lo scorso 6 marzo era stato ricoverato all’ospedale di Brescia dove é spirato stamane. Una triste notizia che fa tornare alla mente il suo drammatico sequestro nel giugno del 1997, dalla sua abitazione di Manerbio dove fu prelevato da un commando capitanato dal pastore sardo Mario Moro. Rimase ostaggio dei rapitori fino al febbraio del 1998, ma qualche mese prima, ottobre 1997, sull’A24 Roma-l’Aquila, all’altezza del casello di Riofreddo, era stato stabilito un contatto con Mario Moro per la consegna del riscatto. A quell’appuntamento c’era anche una squadra dei Nocs, Moro se ne accorse e cominciò a sparare all’impazzata con il suo AK47, nello scontro a fuoco rimase ucciso l’agente Samuele Donatoni. Per la sua morte si aprì una lunga e complessa vicenda giudiziaria che ipotizzò anche il “fuoco amico” come causa della morte, tanto da coinvolgere penalmente, con l’accusa di omicidio colposo, due suoi colleghi. La vicenda fece registrare, però, una nuova svolta nell’ottobre del 2016, quando un pool di esperti incaricati dal legale di uno degli agenti inquisiti, depositò una relazione in base alla quale ad uccidere Donatoni fu il kalashnikov di Moro.