Nell’udienza odierna al processo per l’omicidio di Antonio Bevilacqua, a tenere banco la richiesta di archiviazione per Nunzio Mancinelli, il pregiudicato considerato il mandante dell’omicidio del giovane di Montesilvano.
Si è opposto all’archiviazione della posizione di Nunzio Mancinelli, in tribunale a Pescara, l’avvocato Giancarlo De Marco, che assiste la madre di Antonio Bevilacqua, il giovane di 21 anni ucciso a colpi di fucile in faccia, il 16 settembre scorso, nel pub Birrami di Montesilvano (Pescara). Il pm Paolo Pompa, che precedentemente ha chiesto il rinvio a giudizio per l’assassino reo confesso Massimo Fantauzzi, ha insistito nel chiedere l’archiviazione della posizione di Mancinelli, motivandola con l’insussistenza di elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. L’avvocato Paolo Zaccardi, legale di Mancinelli, si è associato al pm e il gip Gianluca Sarandrea si è riservato la decisione. Presenti in tribunale la madre del ragazzo ucciso, Maria Santeramo, e altri familiari. Assente Mancinelli. All’esterno dell’Aula sono stati schierati diversi agenti, dopo che nella prima udienza preliminare si sono registrati momenti di tensione tra i parenti di Bevilacqua e Fantauzzi. Mancinelli si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, mentre la tesi della madre di Bevilacqua, sostenuta dal suo legale, è che Mancinelli abbia svolto un ruolo nell’omicidio. Una tesi che – secondo De Marco – troverebbe conferma nel fatto che “i carabinieri, durante la fase delle indagini, chiesero l’arresto di Mancinelli, evidenziando che aveva fornito supporto morale ed operativo a Fantauzzi, accompagnandolo dapprima a casa, nella fase preparatoria e successivamente sul luogo del delitto, allo scopo di localizzare l’obiettivo”. Tale ricostruzione contrasta con la versione fornita da Mancinelli, che ha raccontato di avere accompagnato a casa Fantauzzi, prima dell’omicidio, e di essere rimasto con lui solo pochi minuti, per poi tornare al pub per pagare una birra, senza conoscere le intenzioni del pizzaiolo. Secondo la famiglia della vittima, invece, Mancinelli sarebbe uscito di casa insieme a Fantauzzi, dopo che quest’ultimo si era cambiato e armato: l’omicida a bordo di una moto e il presunto complice in macchina. A supporto di questa ricostruzione, De Marco cita le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza che, a suo giudizio, dimostrerebbero come i due mezzi siano transitati davanti alla farmacia Russo a pochi decimi di secondo di distanza l’uno dall’altro. I familiari di Bevilacqua non credono che Mancinelli, una volta giunto al pub, non abbia notato la moto di Fantauzzi e sono certi che l’arrivo sul luogo del delitto sia stato “quasi contemporaneo e Fantauzzi, come dimostrano le telecamere, fa un cenno con il capo proprio nella direzione in cui si trova Mancinelli, cenno che i carabinieri interpretano come rivolto allo stesso per dirgli che era pronto e che doveva muoversi per fare da ‘battistrada’”. Un altro aspetto messo in rilievo dall’avvocato De Marco, è che nei mesi scorsi Fantauzzi, che inizialmente aveva tirato in ballo l’amico, salvo poi cambiare versione davanti al pm, avrebbe dichiarato alla polizia penitenziaria di non avere detto la verità in precedenza e avrebbe accusato Mancinelli di essere suo complice nell’organizzazione e nell’esecuzione della spedizione punitiva, che si sarebbe dovuta concludere con la gambizzazione. Il reo confesso avrebbe anche chiesto al pm Pompa di essere nuovamente interrogato, ma senza ottenere riscontri. Il legale della famiglia della vittima chiede dunque che si proceda ad un nuovo interrogatorio dell’assassino e all’espletamento di un esperimento giudiziale per accertare la compatibilità del contemporaneo arrivo davanti al pub della moto e dell’auto.