Omicidio Jennifer: la versione di Troilo non regge, anche il Gip ritiene inverosimile la ricostruzione dei tragici fatti dello scorso 2 dicembre.
Puntuali le motivazioni del Gip Antonella Di Carlo che non concede sconti, per ora, a Davide Troilo in carcere per l’omicidio di Jennifer Sterlecchini, la 26enne pescarese uccisa con una coltellata alla gola la mattina del 2 dicembre nell’abitazione dell’uomo in Via Acquatorbida, nel quartiere di Fontanelle. L’uomo aveva riferito che la giovane si era inferta un colpo da sola nel culmine di una lite per la restituzione di un tablet, versione, per altro, condita da una serie di contraddizione e di “non ricordo”. In base, anche, alle testimonianze della madre della vittima e delle sua amica che quella mattina l’avevano accompagnata per ritirare i suoi effetti personali dopo la fine della relazione con Troilo, nulla fa pensare ad un gesto autolesionistico, in più il particolare della porta chiusa alle spalle della madre di Jennifer fa propendere per un gesto intenzionale da parte dell’uomo che, dopo aver aiutato per tutta la mattina Jennifer a caricare sul furgone la sua roba, sia stato assalito da una sorta di raptus omicida, come se in quei momenti di apparente serenità avesse programmato tutto. Sulla base dei riscontri raccolti dai carabinieri e alle testimonianze, Troilo ha lasciato intenzionalmente fuori di casa la madre e l’amica di Jennifer, l’ha colpita con il coltello alla gola, si é inferto ferite superficiali sull’addome per inscenare un tentato suicidio e poi ha riaperto la porta. Il suo avvocato Giancarlo De Marco non esclude il ricorso ad una perizia psichiatrica per alleggerire la sua posizione ampiamente compromessa.