Dall’esito delle analisi del Ris un altro elemento di grande importanza per la soluzione del giallo dell’omicidio di Alessandro Neri a quasi un anno dalla tragedia.
In questi giorni sono giunti da Roma i riscontri degli specialisti del Reparto Investigativo Scientifico dei Carabinieri che ripropongono all’attenzione degli inquirenti un particolare che sembrava aver perso importanza. Dopo qualche giorno dall’omicidio di Alessandro Neri, il giovane italo venezuelano freddato con due colpi di pistola nei pressi di Fosso Vallelunga l’8 marzo dello scorso anno, fu data alle fiamme un’ Opel Meriva in zona Colli Innamorati a Pescara. Il fatto non passò inosservato e quel poco che rimase dell’auto fu subito inviato ai laboratori del Ris di Roma. Ebbene dall’analisi dei reperti, in particolare del pneumatico, emerge una forte compatibilità con le tracce di pneumatico trovate sul luogo dell’omicidio, manca la certezza assoluta, ma l’elemento di compatibilità appare assolutamente interessante. Ma cosa c’entra quella Meriva con Alessandro Neri? Dalle poche immagini a disposizione, tratte dalle telecamere di videosorveglianza, si vede a poca distanza dalla 500 di Neri poi parcheggiata in Via Mazzini, un’automobile molto simile alla Meriva. C’è però dell’altro, o meglio, ci sono due personaggi ai quali quella vettura conduce: il proprietario, un uomo conosciuto alle Forze dell’Ordine per piccoli precedenti e comunque molto vicino a certi ambienti malavitosi del pescarese, ed un tassista, anche lui con dei precedenti, al quale il proprietario disse di aver prestato in quei giorni l’automobile. Sicuramente, alla luce di quanto emerso dalle analisi dei Ris, quella macchina è stata data alle fiamme perché era necessario farla scomparire ed il suo proprietario potrebbe non aver detto tutta la verità. Su di lui, a questo punto, si concentrano le indagini, certamente potrebbe sapere molte più cose di quanto ha dichiarato e se è vero che, come faceva spesso, ha prestato in quei giorni la sua auto, magari potrebbe aver detto il falso sostenendo di averla fatta utilizzare al tassista, sul quale, peraltro ci sarebbero riscontri deboli, non è escluso che, in realtà, possa averla prestata all’assassino.