Omicidio Rigante a Pescara: pena dimezzata per Ciarelli, lo ha stabilito la Corte d’Appello di Perugia dopo l’annullamento in Cassazione della premeditazione.
17 anni invece di 30, con lo sconto di 3 anni, Massimo Ciarelli, il rom che il primo maggio 2012 uccise con un colpo di pistola il tifoso del Pescara Domenico Rigante al culmine di un assurdo raid punitivo per un diverbio avvenuto a Pescara Vecchia la sera prima, tra 12 anni sarà dunque un uomo libero. La sentenza, a questo punto definitiva, della Corte d’Assise d’appello di Perugia, emessa due giorni fa, giunge dopo la decisione dei giudici di Cassazione di annullare l’aggravante della premeditazione. In quella sede passò di fatto la tesi della difesa di Ciarelli, rappresentata dagli avvocati Franco Metta e Giancarlo De Marco, secondo la quale scopo del giovane Rom non era quello di uccidere, ma di dare una punizione severa a Domenico che la sera prima aveva avuto un acceso diverbio con lui. A confutare la tesi il fatto che, ancor prima di tirare fuori la pistola, Ciarelli aggredì Rigante con il casco e solo dopo diversi interminabili minuti prese la pistola e sparò, tra l’aktro – dice la Difesa – con la mano sinistra e mirando alla gamba. Se ci fosse stata premeditazione l’arma, sempre secondo i suoi legali, sarebbe stata usata da subito e mirando in parti vitali. Certamente il raid punitivo é stato esagerato, tutto poteva limitarsi ad una semplice scazzottata, ed invece Ciarelli ed i suoi cugini, anch’essi in carcere con pene dai 16 ai 13 anni, sono andati oltre, strappando dall’affetto dei genitori, di suo fratello gemello Antonio, della sua compagna, ma soprattutto della sua figlioletta oggi di 6 anni, il povero Domenico Rigante.