Omicidio Vasto: gruppi Facebook contro Italo, la città di Vasto doppiamente scioccata piange tre giovani vite e le loro famiglie distrutte.
“Italo D’Elisa, la giusta fine” ed ancora “Italo D’Elisa, uno in meno”, sono solo alcuni dei diversi gruppi attivati su Facebook dopo l’omicidio del giovane per mano di Fabio Di Lello, marito di Roberta Smargiassi, la trentenne travolta a bordo del suo scooter lo scorso primo luglio in Corso Mazzini proprio da D’Elisa. E se nelle tante manifestazioni di solidarietà per Di Lello, dopo l’incidente, la maggior parte delle quali pacifiche, qualcuna potrebbe aver contribuito ad acuire un senso di indomabile rabbia nell’assassino questo avrebbe dell’inquietante. In quel “giustizia per Roberta”, il senso legittimo di chi chiede che le autorità competenti facciano al meglio il loro lavoro, ed in questo, nonostante sterili polemiche da chi parla senza sapere, la Procura di Vasto ha addirittura fatto di più del proprio dovere. Ma in quella frase, scritta su uno striscione apparso in molte circostanze a Vasto in questi mesi, anche il rischio d’immaginare o auspicare un altro tipo di giustizia, quella sommaria che ha spinto Fabio Di Lello, sopraffatto dal dolore per aver perso la donna che amava più di ogni altra cosa, a premere quel grilletto. la tragica sensazione, però, é che quel grilletto l’abbiano premuto più dita, mentre Fabio continua a tormentarsi in cella.
E, intanto, il gip Caterina Salusti ha convalidato l’arresto di Fabio Di Lello, rinchiuso nel carcere di Vasto con l’accusa di omicidio volontario premeditato per l’uccisione di Italo D’Elisa. Ieri mattina l’interrogatorio di garanzia, con Di Lello che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nella casa circondariale di Torre Sinello si alternano a fargli visita gli avvocati difensori, Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni. Dicono che il panettiere sta male, alterna lunghi silenzi ad interminabili momenti di pianto. “Anche questa mattina sono andato. Ancora una volta ci siamo abbracciati – racconta Andreoni – Ha bisogno di calore umano”. Di Lello – accusato di aver ucciso con tre colpi di pistola il giovane che nel luglio scorso causò l’incidente stradale nel quale morì sua moglie Roberta – è in isolamento ed è guardato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria. Gli sono stati consegnati alcuni libri presi dalla biblioteca del carcere. Uno di questi è “L’uomo che sussurrava ai cavalli”, romanzo di Nicholas Evans.