Operazione Earthquake: l’inchiesta parla umbro, sono stati infatti gli imprenditori di Gubbio e Perugia Riccardini e Roscini a rispondere a tutte le domande del Gip.
In realtà ha parlato molto anche il tecnico di Bussi Marino Scancella, ma solo per spiegare nel dettaglio quali erano le sue mansioni nel ruolo di responsabile per la ricostruzione di alcuni aggregati. E’ stata una lunga giornata al tribunale di Pescara per gli interrogatori di garanzia dell’operazione Earthquake che ha portato a sette misure cautelari ai domiciliari, poi divenute sei, relativa ad un giro di tangenti nella ricostruzione post sisma in alcuni centri del cratere, in particolare a Bugnara e Bussi. Davanti al Gip Sarandrea, alla presenza anche dei Pm Del Bono e Mantini, il primo ad entrare in aula, intorno alle 10.30, l’architetto Angelo Melchiorre, secondo l’accusa vero e proprio dominus nel sistema di raccolta in cambio di agevolazioni per l’affidamento di lavori. Melchiorre, difeso dall’avvocato Lino Sciambra, si é avvalso della facoltà di non rispondere al fine di studiare meglio le carte della Procura, ed in ogni caso:
“Ha annunciato di essersi dimesso da responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Bussi – ha dichiarato all’uscita Sciambra – questo, unitamente alla ragione per cui i fatti contestati si riferiscono a tre anni fa ormai, motiva la nostra richiesta di revoca immediata dagli arresti domiciliari.”
Subito dopo é stata la volta del tecnico Emilio Di Carlo difeso dall’avvocato Marco Spagnolo, il quale si é limitato ad una dichiarazione spontanea nella quale ha ribadito la sua totale estraneità ai fatti contestati. Facoltà di non rispondere anche per l’imprenditore 80enne, ex colonnello dell’esercito Giampiero Piccotti. Molto più collaborativo il tecnico di Bussi Marino Scancella che ha parlato per quasi un’ora, ma solo per spiegare nel dettaglio quali erano le sue mansioni. Dopo Scancella é entrato nell’aula 9 del tribunale Angelo Riccardini, l’imprenditore di Gubbio, uomo di fiducia di Piccotti, il quale ha spiegato tutti i passaggi che lo hanno portato ad occuparsi di una serie di progetti in Abruzzo. Una deposizione che avrebbe fornito numerosi elementi interessanti su quello che é stato definito “Piano Abruzzo”, anche se il suo legale Mario Monacelli, non potendo entrare nel dettaglio, ha cosi commentato a fine interrogatorio:
“Nessun sistema corruttivo ed in ogni caso nulla che si possa riferire alla stampa – ha detto Monacelli – nel ribadire la sua innocenza credo che il mio assistito abbia dato un discreto contributo alla chiarezza.”
C’era grande attesa per la deposizione del’imprenditore di Perugia Stefano Roscini entrato in aula alle 15.30. Da lui ci si aspettava una ricostruzione dei fatti a cominciare dal famoso consorzio, la Ges.com, fino al biglietto trovato nel suo ufficio con una lista di voci, tra queste, la più interessante “politica” con il numero 5 scritto di fianco. Ebbene l’interrogatorio é durato due ore e mezza, nelle quali Roscini ha spiegato compiutamente come é arrivato ad operare in Abruzzo già dal 2010, su invito di Piccotti, e quali erano i suoi rapporti con i progettisti locali. Sul famoso biglietto, poi, un quasi colpo di scena:
“Abbiamo spiegato al giudice e ai magistrati – ha detto all’uscita il suo legale Pietro Gigliotti – che quel biglietto non riguarda i fatti che gli sono contestati in questo procedimento, ma altri fatti per i quali abbiamo già chiamato in causa gli organi competenti. In ogni caso il mio assistito ha ribadito la sua totale estraneità a dimostrazione della quale abbiamo prodotto un dettagliato memoriale dal quale chiediamo la revoca della misura cautelare.”