Anche gli agenti della Polizia Postale di Pescara impegnati nell’operazione denominata “Kafka”. Come nel libro “Il processo” dello scrittore boemo, ignari utenti della rete si sono visti accusati, processati e condannati per delitti mai commessi
Sedici i decreti di perquisizione personale e domiciliare, emessi dalle Procure della Repubblica di Brescia e Vicenza, sono stati eseguiti dalla Polizia di Stato con l’ausilio dei Compartimenti di Polizia Postale di Milano, Torino, Pescara, Trieste, Venezia e Roma.
L’indagine è stata avviata in seguito al massivo invio di e-mail dal contenuto estorsivo che apparentemente erano state inviate a autorità istituzionali. Le lettere telematiche contenevano false citazioni in tribunale per fatti legati alla pedopornografia. In circa due mesi i proventi illeciti sono stati pari a oltre di mezzo milione di euro. I paesi più colpiti sono stati in particolare Francia, Austria, Spagna, Belgio e Italia.
Ai malcapitati arrivavano via e-mail documenti con falsi loghi di Forze di polizia e di Ministeri italiani- tra i quali il Ministero dell’Interno e il Ministero della Difesa – affiancati a quelli di Agenzie internazionali quali Europol ed Interpol.
Il falso documento riportava la firma falsa di vertici delle Istituzioni dello Stato tra i quali il capo della Polizia Lamberto Giannini, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Teo Luzi, il direttore del Servizio Polizia Postale, pro tempore, Nunzia Ciardi e l’attuale supplente del direttore del Servizio Polizia Postale, Ivano Gabrielli,
Agli utenti venivano contestate violazioni gravissime, commesse attraverso la rete Internet, legate a condotte penalmente rilevanti riferite a delitti di molestie sessuali su minori. Con la minaccia di inoltrare le prove a un “procuratore” oppure ai media, si invitava il malcapitato di turno a fornire giustificazioni entro 72 ore. Il passo successivo era una richiesta di denaro per far “decadere”
le accuse e l’indicazione delle coordinate bancarie verso le quali corrispondere le somme estorte.
Sono in corso accertamenti tecnici sul materiale informatico sequestrato per accertare le responsabilità degli indagati e la rete dei contatti coinvolti nell’invio delle e-mail estorsive con
particolare attenzione ai collegamenti con l’estero.