“La morte dell’orsa Amarena ha aperto un baratro insanabile, non può e non deve cadere nel dimenticatoio”. E’ la preoccupazione espressa in una lettera aperta da Maurizio Lombardi Leonardi presidente della Fondazione Jigen-Odv. Sabato 21 manifestazione nazionale a Pescara
Riceviamo e pubblichiamo la lettera arrivata in redazione, ricordando che sabato 21 ottobre è prevista una manifestazione nazionale ” Siamo tutti Amarena” indetta a Pescara.
La situazione dell’orso marsicano in Italia e nel mondo
Il 2023 è l’anno peggiore di sempre per gli orsi marsicani. Dopo la morte di Juan Carrito, a gennaio, investito a Castel di Sangro con un occhio cieco e il collo ferito dal radiocollare stretto, il 31 agosto è arrivata l’uccisione a fucilate di Amarena a San Benedetto dei Marsi, mentre stava entrando in un pollaio.
A giugno, due dei tre piccoli dell’orsa Bambina erano scomparsi a Roccaraso e ritenuti morti, ma i responsabili del Parco hanno ritenuto opportuno non classificarli tra gli ursidi morti. Da luglio per la scarsità di cibo in natura alcuni orsi sono entrati nei paesi in cerca di frutta, si sono alimentati nei cassonetti dei rifiuti e sono aumentate le predazioni agli animali domestici.
Il 30 luglio un orso è addirittura entrato nella tenda-magazzino del cibo di un campo scout a Lecce nei Marsi, e proprio lì si sono verificate le situazioni più gravi con la permanenza di due orse alla ricerca di cibo nei cassonetti dei rifiuti.
A settembre 2023 erano almeno undici gli orsi che frequentavano i paesi: Villetta Barrea e Civitella Alfedena (2), Barrea (1), Scanno (1), Lecce nei Marsi (2), Villavallelonga (2), Civita d’Antino (1). Ma anche Rocca Pia, Sulmona, Introdacqua (1-2) ed alcuni paesi nel Parco Sirente Velino (1). Senza considerare Amarena.
Nel Nord America la scarsità dei frutti selvatici in natura è studiata da oltre 40 anni ed in Giappone si fanno modelli previsionali per sapere in anticipo in quali paesi andranno gli orsi. In Italia, il Parco d’Abruzzo nega la scarsità dei frutti in natura. Inoltre, non solo i dati dei radiocollari vengono tenuti ben nascosti nei cassetti delle scrivanie, ma non c’è traccia sulle disponibilità alimentari previste dal Patom dal 2010.
Dopo tredici anni di Patom (Piano d’azione per la tutela dell’orso marsicano) e del protocollo orsi confidenti, non c’è stata alcuna diminuzione degli orsi nei paesi, anzi sono triplicati e continuano a morire per causa umana.
Per evitare che gli orsi facciano danni agli allevamenti e non entrino nelle zone dove oramai vengono frequentemente localizzati, sono stati installati degli inutili recinti elettrificati e accordato l’uso dei proiettili di gomma, ma gli orsi continuano a spostarsi da un paese all’altro e i problemi continuano.
Lo dimostra quello che è successo ad Amarena, Juan Carrito, Peppina, Mario, Biagio ed altri orsidi. A livello europeo, invece, è stato rilevato come i danni siano minori nei paesi che effettuano il foraggiamento supplementare (Bautista et al., 2016).
È quindi evidente come la soluzione, in questi periodi di emergenza, sia il foraggiamento per questi animali con cibi naturali del bosco. Questa sarebbe anche una soluzione certamente più economica e più rapida rispetto all’acquisto di centinaia di cassonetti anti orso dal costo di milioni di euro.
Per quanto riguarda i due orsetti di Amarena, i funzionari del Parco hanno continuato a dichiarare che sono al sicuro dentro il loro habitat, altre voci hanno confermato la presenza in zone aperte alla caccia dove non c’è alcun divieto o limitazione per tutelarli dal rischio di essere uccisi dai cacciatori.
Maurizio Lombardi Leonardi, Presidente Organizzazione Fondazione Jigen-ODV