Domenica 23 giugno, alle ore 17, ad Orsogna torna in scena lo spettacolo teatrale nato in collaborazione tra l’Ambulatorio di Medicina Integrata e la compagnia teatrale indipendente Linee Libere.
“La Beatrice tra dialogo e racconto” nasce come spalla al progetto teatrale “La Beatrice” e, come questo, parte dall’incontro avvenuto nell’ambulatorio di Medicina Integrata dell’Ospedale di Ortona con otto donne che hanno scelto di aprirsi e rivelare le loro storie. Seguendo le interviste di sei di queste otto donne, il documentario evidenzia il processo creativo alla base del lavoro teatrale, mostrando allo spettatore i retroscena e l’evoluzione dello spettacolo dal primo incontro tra regista e attrice fino alla messa in scena.
Nella presentazione si legge che “Un’evoluzione dello spettacolo che richiama di continuo le storie delle pazienti che, come un’eco, vengono rievocate nel documentario da parole e momenti di scena che dimostrano come la controparte teatrale sia fortemente legata ai racconti delle donne che rappresentano il vero fulcro creativo dello spettacolo. Ed è proprio il racconto uno degli elementi chiave del progetto documentaristico.
I sei racconti delle donne tra malattia e ricordi d’infanzia, diventano uno sul palco grazie ad un monologo accompagnato musicalmente che riporta le esperienze di vita attraverso un profondo lavoro di condensazione evidenziato dal documentario durante le prove.
La telecamera, spesso a spalla come da tradizione documentaristica, coglie le paure e l’impegno degli artisti senza mancare di evidenziare degli attimi quasi sospesi tra ciò che viene mostrato e il carico emotivo alle spalle del progetto, presentando così una storia dinamica che si pone a metà tra racconto e dialogo. Dialogo tra la regista e le pazienti, tra regista e attrice, tra attrice e musicista in scena ma anche tra attrice e gli oggetti di scena, oggetti importanti che le pazienti hanno lasciato in custodia alla regista durante l’intervista e che vedono riconsegnarseli in scena. Un dialogo tra realtà e finzione, tra teatro ed esperienze di vita, che risulta essere la linea guida del documentario che si articola in tre capitoli che, come in un incontro, esprimono i tre momenti del dialogo, dalle presentazioni ai saluti, crescendo di intensità fino allo scioglimento finale”.
Lo spettacolo, scritto e diretto da Irene Di Lelio, con documentario curato da Riccardo Perazza,vede protagonisti Carlotta Mangione, al clarinetto Gabriele Silvestri con la direzione musicale di Enrico Silvestri. Luci di Stefano Di Nallo e costumi realizzati da Maria Luisa Morelli.
Gli organizzatori spiegano che “La Beatrice nasce come un progetto teatrale e documentaristico che mette in luce le parole e i pensieri di otto meravigliose donne che hanno deciso di condividere le loro esperienze di vita. Il percorso è iniziato a Gennaio 2019 con le interviste fatte a: Federica, Concetta, Flavia, Annarita, Luigina,Rita, Rosanna e Annalisa.
Da questi incontri sono stati scelti dei passaggi di dialogo che mettessero in luce attimi più o meno positivi della vita di queste persone, in relazione al tumore al seno e ai loro ricordi di bambine, giovani donne e poi mamme.
Il testo è stata una possibilità per noi di raccontare una realtà attraverso il teatro. Di far confluire queste toccanti esperienze di vita e pensieri intimi, in un unico grande personaggio che potesse racchiuderle e viverle tutte contemporaneamente: BEATRICE, la donna angelo dantesca.
Quello che vediamo in scena sono i diversi stati di coscienza che Beatrice vive. Il dialogo avviene con Amore, suo piccolo figlio che la accompagna nei momenti più belli e più bui, senza parlare, solamente con il suono del clarinetto.
Una scenografia composta esclusivamente di lampadine, sottolinea la relazione che le otto donne intervistate hanno con la luce, la musica, i colori e le suggestioni che appartengono alle loro vite. Pochi elementi in scena, smascherati e svincolati dal gioco teatrale che diventa invece puro dialogo, nudo e diretto con il pubblico.
Questi stessi elementi sono il risultato di un baratto richiesto alle signore intervistate: ci hanno donato piccole parti di loro, oggetti che sono stati fondamentali in molti momenti delle loro vite e che, utilizzati in scena, comunicano vibrazioni di diverso tipo allo spettatore che percepisce che lo spettacolo è composto in ogni sua parte di materiale vivo, emotivo, che respira e parla sulla scena insieme all’attrice Carlotta Mangione.
Le parole, le pause e i respiri dell’interprete, gli oggetti, i costumi, la scenografia, le musiche eseguite dal vivo, il disegno luci e, in ultimo la regia, sono il risultato di un lavoro documentaristico che ha raccolto con estrema cura tanti piccoli dettagli di questi importantissimi incontri, permettendo a noi e allo spettatore di fare un vero e proprio viaggio all’interno di un’unica grande anima”.