Paolo Rosato completa “Al Mulino” di Respighi e la presenta in prima mondiale

Paolo Rosato presenta, in prima mondiale, al teatro “Giuseppe Verdi” di  Trieste “Al mulino”, opera lirica incompiuta di Ottorino Respighi e completata dal compositore e musicologo abruzzese.

Si tratta di un progetto artistico e musicologico fino a ieri considerato impossibile quello di  portare in scena “Al mulino”, opera lirica in due atti e un intermezzo, che il compositore Ottorino Respighi, morto a Roma nel 1936, aveva lasciata incompleta.
Rosato ha completato l’orchestrazione che Respighi non aveva terminato in seguito ad un diverbio col librettista Alberto Donini, ed ha anche ricostruito il libretto musicato da, compositore nato nel 1879 a Bologna, che solo in parte coincide con quello che Donini aveva scritto, risultando per buona parte invenzione del compositore stesso.

Dopo la rottura tra Respighi e Donini, quest’ultimo aveva affidato il proprio libretto a Leopoldo Cassone e l’opera andò in scena il 17 novembre 1910 al Teatro Vittorio Emanuele di Torino. Anche Respighi si era dedicato ad una nuova opera, Semirâma, su libretto di Alessandro Cerè, che andò in scena il 20 novembre del 1910 al Teatro Comunale di Bologna. A Bologna c’era però stata una prima esecuzione del Mulino respighiano, nella versione per canto e pianoforte, sotto forma di audizione privata nel salotto della cantante Margherita Durante nel giugno del 1908, a testimonianza del fatto che Respighi, grande amante della Russia (dove aveva avuto modo di suonare come violista e di studiare composizione con Nikolaj Rimskij-Korsakov ), era comunque legato a questo lavoro. Elsa Olivieri Sangiacomo (moglie di Respighi), spiegò che per portare in scena la musica di Al mulino di Respighi sarebbe stato necessario scriverci sopra un nuovo libretto, ed inoltre si era resa conto che alcune sue parti erano nel frattempo state utilizzate dal marito in altre opere. Infine, il secondo atto risultava orchestrato solo per metà.

Ad oltre un secolo di distanza dalla data di composizione de Al mulino, superate le difficoltà legate ai diritti morali e d’autore, appare di grande interesse storico e musicologico la possibilità di ascoltare un lavoro sì giovanile ma che è già ricco di spunti e modalità propri del compositore più maturo.

L’ambizioso progetto, fortemente voluto dal direttore d’orchestra Fabrizio Da Ros (primo da sinistra nella foto in altro) e avviato con Paolo Rosato ( nella foto in alto e in basso)  e col benestare della Fondazione Cini di Venezia (che gestisce l’Archivio Ottorino Respighi), vede ora finalmente la luce grazie alla Opera Production di Enrico Copedè e al Teatro Verdi Trieste che la ha inserita nel cartellone della stagione 2021-2022 (sei repliche dal 10 al 18 giugno 2022).

Intanto, l’opera è in prova, per essere registrata sotto la direzione di Fabrizio Da Ros, con l’Orchestra e il Coro del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Il cast internazionale risulta composto da Afag Abbasova, Bugadova Nurahmed, Domenico Balzani, Zi Zhao Guo, Cristian Saitta, Carlo Torriani. Costumi, scene e regia sono di Daniele Piscopo.

In una nota di regia si legge che: “La vicenda del dramma è ambientata in Russia agli inizi del 900, un periodo segnato da diserzioni e ammutinamenti nell’esercito russo e da movimenti di protesta popolare che confluirono nella rivoluzione iniziata con la “domenica di sangue” a Pietroburgo il 9 gennaio 1905. Il dramma si svolge tutto nell’arco di poche ore, nel mulino del mugnaio Anatolio Lusofkin. Sua figlia Aniuska è segretamente innamorata di Sergio, un giovane sognatore, oppositore del regime zarista, che fa il suo ingresso in casa in una notte tempestosa insieme ad un gruppo di deportati, affamati ed infreddoliti, scortati da un ufficiale e da soldati. Nicola, il garzone del mulino, che ha scoperto la relazione segreta tra i due giovani, essendo egli stesso innamorato di Aniuska, opera perfidamente affinché Sergio venga allontanato il prima possibile, indicando al tenente una scorciatoia per riprendere subito il cammino.

Ma Sergio riesce a fuggire e, a notte inoltrata, ritorna al mulino dove è accolto da Aniuska all’insaputa del padre. L’idillio tra i due amanti dura però poco, perché ben presto arrivano nuovamente il tenente, Nicola ed i soldati per riprendere Sergio, ed anche Anatolio si impegna nella ricerca, non volendo essere accusato di proteggere un fuggitivo.

Sergio si nasconde in un canale che passa sotto la cucina, ora libero dalle acque del torrente grazie ad una saracinesca calata che impedisce il passaggio dell’acqua. Il tenente scopre però la botola di accesso e si cala anch’egli nel canale, accompagnato da Nicola, mentre Aniuska, tutta piena d’odio e di terrore, è come impazzita.

Quando capisce che Sergio è ormai preso afferra d’un balzo la catena della leva e vi si appende selvaggiamente, così che il torrente, irrompendo di nuovo nel canale, investe con violenza i tre uomini trascinandoli via inesorabilmente”.

 

Gigliola Edmondo: