I giudici di Cassazione respingono il ricorso presentato dai legali del Parco Maiella contro la riduzione di un paio di multe comminate per violazioni di norme ambientali.
Esattamente come avevano già disposto i giudici della Corte d’Appello che avevano imposto al Parco una forte riduzione di alcune multe elevate a cittadini e ditte, anche la Corte di Cassazione decide di rispedire al mittente ben due ricorsi presentati dai legali del Parco, in virtù di un principio molto semplice: pur essendo enti pubblici a tutti gli effetti, non possono imporre sanzioni superiori a quelle previste dalle norme nazionali in vigore. Nel caso specifico il ricorso riguardava due multe elevate nel 2010 ad una ditta per 8.200 euro e ad un’impresa edile nel 2011 per oltre 15 mila euro. Sanzioni già ridotte dalla Corte d’Appello nel 2015, la prima a 900 euro, la seconda ad appena 500 euro. Su questo dispositivo la decisione del Parco di ricorrere in Cassazione dove, però, i giudici non solo hanno confermato la sentenza dei colleghi in appello, ma hanno anche condannato il Parco al pagamento delle spese legali per 2700 euro.
Esultano, anche se non possono non evidenziare il paradosso, i vertici dell’attuale gestione del Parco, che all’epoca dei fatti (la delibera é stata prodotta nel 2009 ed é stata poi contestata dall’allora Capo del Corpo Forestale dello Stato Cesare Patrone nel 2012) erano per lo più semplici sindaci di piccoli comuni all’interno dell’area protetta e che nella loro funzione si opposero duramente alla graduazione delle sanzioni amministrative pecuniarie stabilite dall’allora presidente Gianfranco Giuliante e dal direttore Nicola Cimini. Tra questi sindaci in prima linea l’attuale Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regionale Mario Mazzocca che rileva:
“Multe illegittime ed estremamente vessatorie a danno di semplici cittadini o imprenditori che ora, alla luce delle sentenze di Cassazione, potrebbero a buon diritto chiedere risarcimenti a fronte di sanzioni che in alcuni casi hanno superato anche i 130 mila euro. Anche per questo proporrò al Consiglio direttivo del Parco di tutelarsi in sede di magistratura contabile così che a pagare per i propri errori non sia l’Ente Parco, ma chi, in maniera scellerata, all’epoca produsse quella delibera.”
Gli fa eco il presidente facente funzione del Parco, all’epoca assessore comunale ed oggi sindaco di Palena, Claudio D’Emilio:
“L’Ente non può far fronte ad eventuali richieste di risarcimento, e per fortuna che con l’avvento del commissario Franco Iezzi, il cui mandato é scaduto lo scorso novembre, tra i primi provvedimenti presi ci fu l’annullamento della delibera in questione. Siamo per la tutela dell’ambiente e soprattutto per il rispetto delle regole, ma chi sbaglia deve pagare il giusto senza dimenticare che il Parco é dei cittadini che lo vivono e lo valorizzano anche grazie alle loro attività economiche.”