A Pescara smog alle stelle con le temibili polveri sottili oltre i limiti, nonostante le misure e i divieti adottati dal Comune. L’Arta definisce l’aria “pessima”, in tre stazioni di rilevamento.
Anche a causa delle condizioni meteorologiche e dell’assenza di vento e precipitazioni, smog alle stelle, a Pescara, con le polveri sottili che hanno raggiunto quota 63 microgrammi per metro cubo. Tutto questo nonostante la misura del divieto di circolazione alle auto più vecchie di 15 anni nel centro del capoluogo adriatico, adottata dal Comune per far fronte all’emergenza smog, dopo gli oltre 40 superamenti registrati dall’inizio dell’anno. Si conclude oggi lo stop alle auto vecchie e, in attesa dei dati sull’ultimo giorno del provvedimento, si registrano superamenti in tre giornate su quattro. I dati più critici sono quelli di ieri: livelli oltre i limiti e qualità dell’aria definita “pessima” dall’Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta) in tre stazioni, con Pm10 a 63 , 58 e 55 microgrammi. Le stazioni diventano quattro considerando l’area metropolitana pescarese e la centralina di Spoltore, che ha raggiunto i 61 microgrammi. Valori definiti “pessimi” anche martedì, con Pm10 a 51 microgrammi per metro cubo in una stazione, e mercoledì, con livelli oltre il limite in tre stazioni e un picco di 57 microgrammi. Il divieto di circolazione delle auto vecchie è arrivato dopo i numerosi superamenti registrati tra ottobre, novembre e inizio dicembre; 43, in totale, dall’inizio del 2015, per la sola centralina di via Sacco. Ora, l’amministrazione comunale sta valutando se adottare la misura delle targhe alterne.
Ma cos’è lo Smog? Lo spiega Legambiente.
Il termine “Smog” è nato negli anni ‘50 dalla fusione di smoke e fog per descrivere l’atmosfera invernale di Londra, in cui la nebbia si mescolava ai fumi derivanti dall’estensivo uso di carbone, sia per scopi industriali che per il riscaldamento domestico. Nell’inverno del 1952 la concomintanza di ingenti emissioni di fumi contenenti polveri incombuste, anidride solforosa e ossidi di azoto con un lungo periodo di inversione termica (fenomeno che impedisce la dispersione dei gas negli strati alti dell’amosfera) provocò sulla capitale inglese la formazione di una cappa velenosa. A questo evento fu attribuito il significativo aumento registrato in quei giorni della mortalità (4.000 persone) e di ricoveri per disturbi alle vie respiratorie. Oggi lo smog di tipo tradizionale si forma più raramente: l’industria e il riscaldamento utilizzano in modo più limitato il carbone mentre altri combustibili come il gasolio producono quantità minori di particolato.
Più preoccupante è un altro tipo di smog, detto fotochimico: la forma d’inquinamento più diffusa oggi nelle grandi città, che si verifica soprattutto d’estate e nei periodi d’alta pressione. Il suo indicatore chimico è l’elevata concentrazione di ozono a bassa quota. Un ruolo essenziale nel processo di formazione è svolto dalle radiazione solari, che innescano reazioni fotovolchimiche di trasformazione degli inqinanti primari. Nei grandi agglomerati urbani la sua principale causa è il traffico automobilistico, nelle aree non densamente urbanizzate le industrie, in particolare petrolchimiche. È nocivo alla salute umana (irritante per gli occhi, per le vie respiratorie e cancerogeno) ma anche per animali, piante ed ecosistemi acquatici. Per la sua acidità è in grado di corrodere edifici e monumenti. Contribuisce alla formazione dei gas serra come l’anidride carbonica, l’anidride solforosa e gli ossidi d’azoto.