Dalla fine del fermo biologico ad oggi la marineria pescarese ha raccolto ben 2 tonnellate di plastica dal Mare Adriatico.
Il dato, inquietante, reso noto da Francesco Scordella presidente dell’Associazione Armatori in un esclusivo incontro con le telecamere di “Incronaca” di ritorno da una giornata di lavoro con la sua barca al largo del mare Adriatico. Quotidianamente nelle reti delle barche ci si ritrova di tutto, dalle classiche bottiglie di plastica, a rifiuti di ogni tipo, ma anche, elemento ancora più inquietante, scarti industriali, tappeti in Pvc, tubi, materiale in polietilene usato in edilizia e perfino una rete metallica. Difficile stabilire se siano tutti rifiuti trascinati in mare dal fiume Pescara, perché nel gioco complicato delle correnti, potrebbe trattarsi anche di materiale proveniente da altri corsi fluviali. Sta di fatto che l’emergenza plastica in mare è sempre più d’attualità e che, al di là della giusta segnalazione e denuncia del fenomeno, qualcosa di concreto va fatto. Un’importante iniziativa da questo punto di vista, parte proprio dall’area metropolitana Chieti-Pescara con un accordo tra l’Associazione Armatori e l’Università “G.d’Annunzio” per una sorta di attività di raccolta, ricerca e riciclaggio che vede impegnata una filiera virtuosa che parte dalla marineria pescarese, chiamata a raccogliere e conferire il materiale, gli scienziati della “d’Annunzio”, chiamati a svolgere attività di ricerca sulla natura degli organismi per individuare possibili soluzioni, e riciclaggio, per incentivare la trasformazione ed il riuso della plastica:
“L’idea è nata davanti ad un caffè al bar – ci confida Francesco Scordella – tra me ed il Rettore dell’Università Sergio Caputi. Da anni la nostra categoria è in prima linea per quel che riguarda la raccolta di plastica in mare e ci sembrava opportuno mettere a frutto questa attività con un lavoro di sinergia tra noi e l’Ateneo. Questo è solo un progetto pilota che spero venga preso ad esempio da altre marinerie.”
Il servizio del Tg8