Ennesima aggressione a un agente di polizia penitenziaria da parte di un detenuto nel carcere di Pescara. A denunciare l’episodio, avvenuto ieri, è il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe).
Il Sindacato autonomo scrive in una nota:
“la situazione nelle nostre carceri resta allarmante e la realtà è che i nostri poliziotti continuano ad essere aggrediti senza alcun motivo o ragione”. “Un detenuto del Reparto giudiziario – ricostruisce il segretario provinciale del Sappe, Felice Rignanese – si era recato per una consulenza al Reparto psichiatrico, dove è situata la camera adibita a visite specialistiche. Dopo la valutazione medica, mentre si trovava a uscire dal Reparto per fare rientro in cella, aggrediva prima verbalmente e poi frontalmente l’Assistente addetto alla sezione spingendolo violentemente e tentando di colpirlo”. “Il poliziotto, difendendosi – prosegue il sindacalista – riusciva a limitare i danni, scansando altri colpi a lui indirizzati e con l’intervento immediato degli altri agenti si riusciva a scongiurare il peggio. Il poliziotto, poi recatosi al Pronto Soccorso, ha riportato sette giorni di prognosi”. Il fatto segue quello dello scorso 23 ottobre, quando tre agenti avevano riportato contusioni. Il segretario parla di “stillicidio” che “non ha fine, visto che risultano in malattia per aggressioni provocate da detenuti 5 Assistenti di Polizia Penitenziaria. L’amministrazione – nota Rignanese – continua a inviare al carcere di Pescara soggetti psichiatrici che non trovando posto nella Sezione idonea sono disseminati in tutti i reparti detentivi comuni, mettendo in pericolo gli altri detenuti sani e quanti operano nell’istituto”.
Il segretario generale Sappe, Donato Capece, nell’esprimere solidarietà all’agente, sollecita l’intervento di ministro e Capo Dap:
“Questa di Pescara è l’ennesima grave e intollerabile aggressione. I detenuti sono convinti non di essere in carcere a scontare una pena, ma in un albergo, dove possono fare ciò che preferiscono. Ed è grave che la recrudescenza di eventi critici si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici e occasionali della Polizia Penitenziaria”.