L’assemblea, cui hanno preso parte i sindaci e le sigle sindacali, riunitasi nel pomeriggio a palazzo di città su iniziativa del primo cittadino di Pescara Carlo Masci, ha accolto la proposta di quest’ultimo di dar vita a un comitato ristretto che possa rappresentare le istanze del territorio riguardo alla profonda crisi che ha colpito la Banca popolare di Bari.
Com’è noto sono circa 800 i dipendenti della Bpb in Abruzzo e circa 100 gli sportelli che svolgono un ruolo strategico e di servizio fondamentale sia riguardo all’accesso al credito per tante piccole imprese del territorio sia per i servizi finanziari a favore della popolazione.
“E’ importante fare massa critica in questa fase della vertenza – ha detto Masci – per far sentire ai vertici della Bpb e al commissario nominato dal Governo che l’Abruzzo non intende svolgere il ruolo di vittima sacrificale perché questo, percentuali alla mano, risulterebbe fortemente iniquo e perché ci farebbe perdere numerosi posti di lavoro e sportelli così ampiamente diffusi anche nelle aree interne dopo l’acquisizione di Caripe e Tercas. Nei prossimi giorni incontreremo il presidente della Regione Marsilio e chiederemo l’intervento della Camera di Commercio di Chieti- Pescara che deve recitare un ruolo guida in questa vicenda. Credo sia importante rappresentare le nostre istanze in modo compiuto già in occasione dell’incontro con il commissario di Bankitalia durante il quale dovremo capire come sia orientato a gestire i numeri di questa crisi>. Prima del sindaco di Pescara erano intervenuti i rappresentanti sindacali che avevano sottolineato come proprio questa mattina la stessa Banca d’Italia – sul suo sito on-line – avesse smentito le voci ricorrenti che hanno attribuito all’acquisizione di Caripe e Banca Tercas da parte di Bpb la principale causa del crack dell’istituto pugliese. <A luglio del 2016 – ha infatti affermato Francesco Buzzetti, delegato Cgil al tavolo della crisi – del miliardo di euro di crediti deteriorati che gravavano sui conti della Bpb, il 27 per cento era derivato da Tercas, il 73% per cento era invece da iscrivere all’attività gestita direttamente in Puglia. Come se non bastasse – ha continuato – il 70% dei crediti deteriorati acquisiti a bilancio da Tercas erano coperti da garanzie reali, contro il 37% di quelli della stessa banca pugliese”.
All’assemblea hanno preso parte i sindaci Franco Marinelli (Cugnoli), Francesco Del Biondo (Pietranico), Gino Di Bernardo (Brittoli), Simone D’Alfonso (Lettomanoppello), Giorgio De Luca (Manoppello), Luciano Di Lorito (Spoltore) e Gino Cantò (Cepagatti). Intanto Sono 34 su 87 gli emendamenti al decreto legge sulla Banca Popolare di Bari non ammessi dalla Commissione Finanze della Camera, che sta esaminando in prima lettura le norme per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento. Tra le proposte escluse, quella del capogruppo della Lega, Giulio Centemero, che elimina la possibilita’ per l’intermediario di recedere dal contratto per la prestazione di servizi finanziari se i saldi sono in attivo e quelle di Umberto Buratti (Pd) che modificano la disciplina della cartolarizzazione dei crediti. Non vengono ammesse neanche le proposte di emendamento di Giovani Curro’ (M5S) su un’assicurazione obbligatoria per i consiglieri di amministrazione delle societa’ di capitali e quella di Sestino Giacomoni (Fi) sullo smaltimento dei crediti deteriorati. Nella prossima seduta, convocata per mercoledi’ 15 alle 9.30, ci saranno le risposte alle eventuali richieste di riammissione.