Epidemia di morbillo a Pescara dove si registrano 25 casi gravi. Tra le cause il calo delle vaccinazioni.
E’ epidemia di morbillo a Pescara dove dall’inizio del 2017 i casi si stanno moltiplicando, e riguardano soprattutto adulti tra i 30 e i 40 anni non vaccinati. Da febbraio ,in poco più di un mese si sono registrate 75 consulenze nel reparto di Infettivi dell’ospedale “Santo Spirito” e 25 ricoveri per i casi più gravi. Quelli a rischio complicanze, respiratorie e cardiache, e che oltre alla broncopolmonite possono portare addirittura all’encefalite.
La dottoressa Carla Granchelli, direttore dell’Unità operativa Igiene Epidemiologia e Sanità pubblica della Asl afferma “C’era da immaginarselo poichè generalmente l’epidemia di morbillo ha un ciclo ogni quattro anni. L’avevamo avuta nel 2012 ed è tornata. Per questo già a gennaio, in pieno allarme meningite, ero tornata a ricordare l’importanza del vaccino per il morbillo considerando che la fase epidemica si può bloccare solo se la popolazione ha una copertura tra il 92 e il 95 per cento. Ma il piano nazionale di eliminazione del morbillo 2010- 2015 ha fallito ed ecco il risultato: tra febbraio e marzo all’ufficio Vaccinazioni sono stati segnalati 30 casi di morbillo. I medici devono notificare ogni caso con solerzia perché noi come ufficio Vaccinazioni possiamo procedere a un’indagine epidemiologica per accertare il caso e per ricercare tra i contatti della persona che ha contratto la malattia i soggetti non vaccinati, per vaccinarli. Se lo facciamo entro 48-72 ore riusciamo a bloccare il contagio. Per chi invece volesse vaccinarsi bisogna prenotare chiamando dalle 11,30 alle 13 al numero 085.4253959”.
Il dottor Giustino Parruti, primario di Malattie infettive dell’ospedale pescarese spiega che “È un’epidemia grande che sta riguardando soprattutto la fascia tra i 30 e i 40 anni di soggetti non vaccinati, persone finora protette dalla relativa immunità “di gregge”. Ma col calo generale delle coperture vaccinali, questa fascia scoperta dal vaccino ha contratto la malattia. Di qui i ricoveri e l’alto numero di consulenze che abbiamo avuto in reparto, ma che di fatto sono solo la punta dell’iceberg, perché da noi non sono arrivate le forme più leggere. Il morbillo è altamente contagioso, la prima parte è catarrale, impegna occhi e bocca e il contagio avviene attraverso le goccioline liberate con la tosse. L’incubazione della malattia dura dai 5 ai 14 giorni e si è contagiosi da un paio di giorni prima dei sintomi completi. Chi non si è vaccinato e non ha nessun sintomo fa ancora in tempo per bloccarlo. Tenendo presente che sono maggiormente suscettibili i giovani. Gli anziani generalmente sono a posto, perché hanno avuto la malattia. Il problema è la fascia dei 20, 30 e 40enni che non sono vaccinati». Colpa, dice Parruti «della truffa organizzata dal medico britannico Andrew Wakefield. Il medico che nel 1998 pubblicò un lavoro in cui portò 12 casi di autismo sostenendo che erano conseguenza della vaccinazione da morbillo. Uno studio che uscì proprio quando la malattia stava per scomparire. Ci mancava un’ultima spintarella per debellarla con i vaccini, ma arrivò questa grande frode scientifica per la quale poi il medico fu radiato dall’Ordine e dovette anche ritrattare, nel 2011. Ma intanto si era creata la fascia di “scoperti”. Ne seguì l’epidemia del 2012 e quella in corso in queste settimane e che in Romania ha fatto già 17 vittime. In Italia per fortuna non siamo a questi livelli, e tantomeno a Pescara dove a parte qualche caso di broncopolmonite non ci sono state complicanze serie, ma il numero di casi in consulenza, continua a essere numeroso. Tosse abbaiante associata a congiuntivite, cefalee, dolori articolari diffusi e quello che gli stessi pazienti definiscono “un senso di fuoco” e che nella fase florida rende la malattia davvero pesante. Casi che, quando non approdano in ospedale, vengono trattati da pediatri e medici di base, per poi essere segnalati all’ufficio Vaccinazioni”.
Il primario del reparto di pediatria Giuliano Lombardi aggiunche che ” una epidemia si registra anche nel reparto. I casi di morbillo si sono ripresentati dopo anni di latitanza della malattia stessa, ma era prevedibile essendosi abbassato, a livello nazionale, il numero delle vaccinazioni. Eppure la malattia non è scevra da complicanze. In reparto abbiamo avuto lattanti con il morbillo e anche qualche broncopolmonite come complicanza della malattia. Vaccinarsi è decisivo”.