Pescara: gli studenti dell’Ipssar De Cecco mobilitati per salvare il pianeta

Gli studenti delle quinte classi dell’Istituto alberghiero e turistico ‘Filippo De Cecco’ di Pescara protagonisti evento ‘Noi Salveremo il Pianeta – Intervista sul Clima’ organizzato nell’ambito della quinta edizione di “Libriamoci”.

Secondo il segretario delle Nazioni Unite abbiamo tempo fino al 2020 per invertire la curva delle emissioni, se questo non accade, se non conteniamo il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi, il mondo dovrà affrontare una minaccia diretta alla sua stessa esistenza. Uno scenario da incubo. Ma se pochi ragazzi riescono a finire in prima pagina in tutto il mondo semplicemente non andando a scuola per qualche settimana, immaginate cosa potremmo fare insieme se volessimo. Ogni singolo individuo conta. “Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza” come scrive nel suo libro la quindicenne svedese Greta Thunberg che da quando, nell’agosto del 2018, decise di scioperare dalla scuola per richiamare l’attenzione sul mancato rispetto dell’Accordo di Parigi sul clima, è riuscita a richiamare l’attenzione dei media di tutto il mondo. Sono state soltanto alcune riflessioni emerse nel corso dell’evento ” Noi salveremo il pianeta: intervista sul clima” che ha visto protagonisti gli studenti delle quinte classi dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, guidato dalla dirigente, professoressa Alessandra Di Pietro, che, dopo la grande manifestazione mondiale di Friday for the Future, hanno iniziato oggi un percorso che dovrà condurli a scoprire cosa ciascuno può fare, nel proprio piccolo, per tamponare gli effetti progressivi e drammatici determinati dai cambiamenti climatici in atto.

L’incontro, moderato dalla giornalista Gigliola Edmondo, è stato ospitato dal Museo delle Genti d’Abruzzo, diretto dalla dottoressa Letizia Lizza. Gli studenti hanno rivolto domande sui cambiamenti climatici al professore Piero Di Carlo, docente di Chimica-Fisica dell’Atmosfera e Climatologia dell’Università ‘d’Annunzio’ di Chieti-Pescara.

Il progetto è stato coordinato dalla professoressa Laura Intilangelo, referente dei laboratori Letterari e del progetto “Libriamoci”  in collaborazione con il professore Roberto Melchiorre, docente del “De Cecco” e scrittore. L’evento odierno si è concluso con la proiezione del documentario ‘Il futuro della terra: oceani al collasso’.

Nella foto in basso (da sinistra): la docente Laura Intilangelo, la direttrice Letizia Lizza, la dirigente Alessandra Di Pietro e il fisico Piero Di Carlo:

Una mattinata, voluta dalla dirigente Alessandra Di Pietro all’insegna della informazione scientifica, lontana da fake news e approssimazione con la certezza di aver contribuito a maturare una maggiore consapevolezza della gravità del fenomeno dei cambiamenti climatici”

La dirigente Di Pietro evidenzia “Abbiamo iniziato oggi con un’intervista ad ampio raggio con il fisico atmosferico e climatico Piero Di Carlo nell’ambito del progetto laboratoriale Libriamoci. L’evento ha preso il via da una promessa che abbiamo fatto ai nostri studenti in occasione della mobilitazione mondiale del Friday for the Future ispirato da una loro coetanea, Greta, che ha risvegliato la sensibilità dei ragazzi sul tema dei cambiamenti climatici e dei loro effetti nella nostra vita quotidiana, portando la problematica al centro del dibattito, soprattutto quando ci sono settori della politica e dell’economia che ancora negano la gravità dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute dell’uomo e che, ancor di più, negano persino la responsabilità dell’uomo su tale tema.

La problematica interessa in modo stringente gli studenti dell’Alberghiero perché è evidente la sua importanza sui cambiamenti che, inevitabilmente, il clima determinerà nel settore agroalimentare, dunque è importante che i nostri studenti conoscano come l’aumento delle temperature, gli eventi meteorologici sempre più violenti, incideranno sull’alimentazione e sulla salute. Peraltro il 10 ottobre è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto Clima che introduce misure urgenti e sperimentali per tutelare la qualità dell’aria nei nostri centri urbani garantendo dei cospicui finanziamenti per la riforestazione dei territori e per la creazione di Foreste urbane per il 2020-’21 e anche tale iniziativa deve essere oggetto di studio per i nostri ragazzi”.

Nella foto il professore Piero Di Carlo- al tavolo dei relatori il professore Roberto Melchiorre.

Il professore Di Carlo ha detto “Sfatiamo alcuni falsi miti: sicuramente i danni peggiori li ha fatti la mia generazione, attraverso una serie di azioni che hanno favorito e determinato i cambiamenti climatici. Ma i ragazzi oggi possono e devono invertire la marcia. Il clima sta cambiando, pensiamo che solo l’Italia oggi è colpita da 500 tornado l’anno cosa mai accaduta fino a 30 anni fa, tanto che è stato istituito un Centro Europeo di monitoraggio dei tornado. Questo perché l’aumento delle temperature agisce innanzitutto sugli oceani che sono un serbatoio di calore che viene rilasciato sotto forma di tornado. Sui cambiamenti climatici agiscono in maniera minima gli allevamenti intensivi di carne da macello, il principale imputato è il CO2 prodotto dal combustibile fossile e sul quale occorre agire in maniera forte andando verso altre forme di energia, come l’eolico o il fotovoltaico e tra l’altro avremo risorse che dureranno migliaia di milioni di anni, mentre il combustibile non avrà durata illimitata. Infine l’incidenza dei cambiamenti climatici sulla nostra alimentazione sarà evidente e forte: pensiamo alla vendemmia, anticipata a fine agosto-inizi di settembre, ovvero di un mese e mezzo rispetto alla tradizione proprio perché le temperature elevate anticipano la fase vegetativa. Il risultato è che già oggi si sta pensando di spostare i vigneti in alta montagna”.

Parlando del premio attribuito alla città di Pescara come ‘Città più Green d’Italia’ il professore Di Carlo ha spiegato che ” In questo caso il parametro di riferimento era quello del numero delle piste ciclabili esistenti e Pescara ha il maggior numero di metri lineari di piste ciclabili del Paese. Eppure le criticità ci sono sulla qualità dell’aria e spesso il livello degli inquinanti sfora il limite di legge proprio per lo smog delle auto. Questo accade perché ci sono le piste per le due ruote, ma in realtà non si incentiva l’uso del mezzo. Sono personalmente dell’idea che per cambiare mentalità occorra il contributo economico rivolto all’utenza, come sta accadendo a Teramo con il progetto ‘MuveTe’, con il quale pubblica amministrazione, scuola, università riconoscono un contributo di 25 centesimi per ogni chilometro percorso in bici per arrivare in ateneo o a scuola da studenti e docenti. Il progetto durerà tre anni, al termine dei quali avremo educato l’utenza all’uso della bici. Quel che è certo è che continuando di questo passo, nel 2040 la nostra alimentazione cambierà inesorabilmente, si impoverirà per la perdita di prodotti tipici a causa di quei cambiamenti climatici che stanno alterando la stessa agricoltura”.

Nella foto in basso (a destra) la giornalista Gigliola Edmondo e i relatori dell’incontro:

La direttrice del Museo delle Genti d’Abruzzo Letizia Lizza ha rimarcato come “La nostra rete museale ha attivato attività laboratoriali che hanno l’obiettivo di sensibilizzare anche i più piccoli verso tematiche comunque difficili quali la tutela dell’ambiente”.

Il professor Melchiorre ha detto che “L’aumento della temperatura media del nostro pianeta, l’influenza dei cambiamenti climatici sull’agricoltura, l’effetto serra, il negazionismo: argomenti attualissimi, ma anche di grande complessità che oggi, il professor Piero di Carlo ha saputo affrontare con semplicità, chiarezza e rigore“.

La professoressa Intilangelo ha ricordato, insieme alla giornalista Gigliola Edmondo, le dieci azioni che ciascuno può mettere in atto per aiutare il pianeta, seguendo i suggerimenti elencati nell’enciclica Laudato si’ “sulla cura della casa comune”, che papa Francesco  ha firmato il 24 maggio del 2015 e che riportiamo in sintesi:

1) Raccolta Differenziata dei rifiuti

Differenziare umido, carta e cartone, plastica, alluminio, vetro, metalli ferrosi, significa prima di tutto diminuire l’estrazione delle corrispondenti materie prime e dei processi produttivi collegati. Significa anche inquinare di meno.

2) Animali

Gli allevamenti intensivi, fabbriche di carne dove gli animali sono tenuti in condizioni innaturali, sottoposti a privazioni e sofferenze, sono tra le attività che più contribuiscono al degrado del pianeta e sono responsabili del 14,5% della produzione globale di gas serra.

3) Condizionatori

Il crescente uso dei condizionatori d’aria come esempio di «abitudini nocive di consumo». Un piccolo impianto produce il 40% delle emissioni domestiche di CO2 di un single.

4) Luci

Utilizzare solo la luce di cui abbiamo bisogno, e non sprecarla, significa il dover produrre meno energia, impiegare meno risorse energetiche e, siccome il mix energetico mondiale vede ancora una larga prevalenza delle fonti fossili, produrre meno emissioni di CO2. Non si tratta solo di spegnere lampade e lampadari quando si esce, ma di prendere quei piccoli accorgimenti che possono fare grandi differenze: l’utilizzo di lampadine a Led, che abbattono fino al 90% il consumo di energia; o le ciabatte con interruttore, che possono spegnere contemporaneamente molti dispositivi che utilizzano corrente elettrica (televisore, impianto stereo, computer).

5) Acqua

Negli ultimi decenni i consumi mondiali di acqua sono aumentati di quasi dieci volte: il 70% è impiegata per l’uso agricolo, il 20% per l’industria, il 10% per usi domestici. Nei Paesi occidentali una persona utilizza 162 litri al giorno, di cui 80 per l’igiene personale e 24 per la nutrizione, quando secondo diversi studi ne basterebbero 50. Nell’utilizzo di lavatrici e lavastoviglie basterebbe prediligere il ciclo ecologico o quello breve, ma sempre a pieno carico, oltre a comprare modelli che necessitano di meno acqua: per le lavabiancheria si possono risparmiare anche 100 litri. Quando si lava l’auto meglio usare un secchio pieno di acqua corrente: risparmieremo circa 130 litri di acqua potabile ogni volta. Per lavare frutta e verdure si può riempire una ciotola con dell’acqua e un po’ di bicarbonato. Mentre fare la doccia invece del bagno significa un altro risparmio di 50 litri a volta.

6) Carta

Risparmiare sulla carta è un piccolo gesto che può produrre enormi benefici. Per ottenere una tonnellata di carta nuova servono infatti 15 alberi, 440mila litri d’acqua e 7.600 Kwh di energia elettrica. Un processo che comporta innanzitutto il disboscamento delle grandi foreste e quindi l’aumento delle emissioni inquinanti che queste sono capaci di assorbire. La produzione di carta riciclata invece, oltre a risparmiare la vita agli alberi, richiede il 60% in meno di energia e l’80% in meno d’acqua rispetto alla carta vergine, e genera il 95% in meno di inquinamento atmosferico.

7) Plastica

Dal 1950 a oggi la produzione mondiale è passata da un milione e mezzo a 245 milioni di tonnellate annue, ponendo sfide soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti non biodegradabili. Ne sono una testimonianza i giganteschi accumuli di rifiuti plastici venutesi a creare negli Oceani, con un’estensione che arriva a milioni di chilometri quadrati, un’area più estesa della superficie degli Stati Uniti. Secondo l’Agenzia per l’ambiente dell’Onu (Unep) circa 100.000 mammiferi marini, un numero consistente di tartarughe e un milione di uccelli marini rimangono uccisi ogni anno dalla plastica, per ingestione o intrappolamento.

8) Cibo

Cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, come suggerisce Francesco, non è solo un modo per rispettare chi ha meno, ma per creare le condizioni perché gli alimenti possano entrare in un circolo di ridistribuzione. Ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, un terzo del cibo prodotto, va perduto o sprecato (stime Fao). La gran parte degli sprechi alimentari, oltre il 40%, avvengono tra le mura domestiche, il resto in fase di produzione o distribuzione. In Italia si calcola che il valore del cibo buttato via ammonti a 37 miliardi di euro, praticamente 450 euro l’anno a famiglia. Secondo uno studio della Coldiretti se si riutilizzassero questi alimenti si potrebbero sfamare 44 milioni di persone. L’invito non è solo a sprecare meno, ma a fare il possibile per rimettere in circolo le eccedenze e ridistribuirle, come ad esempio fa la Caritas o le organizzazioni tipo Banco alimentare.

9) Trasporti

Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici.

10) Alberi

Piantare un albero è un gesto fondamentale per esprimere la volontà di prendersi cura del nostro pianeta. Prima di tutto gli alberi assorbono anidride carbonica (CO2), ritenuta il principale gas climalterante, ovvero responsabile dell’effetto serra (il riscaldamento del pianeta) e dei cambiamenti climatici. L’albero, insomma, “mangia” la CO2 presente in atmosfera: a seconda del contesto in cui è inserito, urbano o meno, si stima l’albero possa assorbire tra i 10 e i 50 kg di CO2 all’anno, da moltiplicare per gli anni del suo ciclo vitale. Molte aziende impegnate nella sostenibilità, in particolare quelle industriali, decidono di piantare alberi per compensare le emissioni legate alla loro attività. L’albero, inoltre, che in città aiuta ad abbattere le temperature, è un potente fattore di ri-naturalizzazione del territorio, che permette di combattere e prevenire il consumo di suolo.Piantare un albero è poi un gesto simbolico: significa avere fiducia nel futuro. E impegnarsi perché sia migliore.

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