Sarà di scena stasera alla Chiesa dello Spirito Santo di Pescara, lo spettacolo “San Valentino, Santo per Amore”, scritto diretto ed interpretato da Milo Vallone.
Si tratta di un recital/spettacolo ideato e interpretato da Milo Vallone che ne cura anche la regia e che vede il coordinamento musicale affidato alla cantante Giulia Martella nonché la partecipazione degli attori: Carmine Ricciardi, Fernando Giammarini, Marrtina Cichella, Maurizio Pitocco, Mirko Agus, Noemi Carpineta, Silvia Marinucci, Guerino De Luca, Mirco Trovarelli, Valentina Di Felice; dei musicisti: Piero Delle Monache e Maurizio Di Fulvio; degli ensemble musicali: Quadriglia di Vallemare, Coro Sa’Mmalindine, Ass. Culturale Zampogne d’Abruzzo, Coro Polifonico di Pescara, Coro The Precious Gospel Singers, Gruppo Cameristico MiBe; e delle Compagnie: “Cantiere Teatrale Adriatico”, “Per Stare Insieme” e “Maramè”. Lo spettacolo, prodotto dall’Accademia Internazionale Mauriziana in collaborazione con l’Arcidiocesi di Pescara/Penne, vede l’organizzazione di Giuseppe Simongini.
“E’ da tanto tempo – dichiara Milo Vallone – che pensavo di poter fare uno spettacolo che raccontasse la vita del santo forse più celebre al mondo ma tra i meno celebrati. Tutti associamo il suo nome alla ricorrenza del 14 febbraio ed in molti la festeggiano senza però rendere minimamente alcun tipo di omaggio, al vero protagonista di questa ricorrenza. Questa forma di pigrizia non è per me, solo un fatto puramente religioso ma anche, se non soprattutto, culturale. Ne è nato così un testo prima e poi uno spettacolo che racconterà, con il poco materiale biografico che la storia ci ha messo a disposizione, i principali avvenimenti della vita del Santo e le motivazioni per cui, da una parte la storia, da un’altra la tradizione popolare, è legata a questa figura la celebrazione dell’amore. E’ lo spettacolo – conclude vallone – sicuramente più complesso che abbia mai ideato e diretto. Oltre 100 gli artisti, tutti abruzzesi che daranno vita ad un percorso che speriamo emozioni il pubblico, almeno quanto ha emozionato noi nell’allestirlo.”
Si legge nelle note di regia:
Questo recital, come la semplicità del suo titolo ammette, vuole porre al centro, sostanzialmente due cose: quella straordinaria spinta energetica di cui l’essere umano è capace e che tutti chiamiamo “amore”; e nel contempo la conoscenza, la memoria e la celebrazione del suo santo patrono, troppo spesso ridotto ad una “data” che tutto l’occidente conosce e festeggia, dimenticandosi sempre però, di onorare il festeggiato. “San Valentino” e “l’amore” dunque al centro di quest’opera che vuole essere, attraverso gli strumenti della musica e del teatro, un omaggio (a San Valentino) e una riflessione (sull’amore). Due saranno quindi i piani narrativi: uno storico, per raccontare alcuni passaggi della vita del Santo ed un altro contemporaneo per parlare e riflettere di quanto spesso si dia per scontato l’amore, nei nostri rapporti d’amore. E due sono stati anche gli approcci creativi. Per narrare le “gesta” di questo martire, data la scarsità di informazioni a noi giunte, mi sono permesso degli esercizi di fantasia che mi hanno portato ad immaginare e quindi scrivere, pagine di vita di cui sappiamo ben poco. Mentre per parlare dell’amore mi sono affidato all’osservazione: a ciò che il mondo, al di fuori della nostra finestra e non di rado tra le nostre stesse mura, oggi ci mostra. “Ma dunque? Cos’è l’amore?” E’ dalla notte dei tempi che l’essere umano si interroga su cosa ess sia. Poeti, filosofi, artisti, teologi finanche scienziati, hanno azzardato ipotesi, proposto teorie e suggerito definizioni. Molte sono condivisibili, altre suggestive, tutte comunque degne di destare il nostro interesse. Eppure nessuna è mai risultata universalmente esaustiva. Io dal canto mio, come uomo e come artista, continuo dunque ad indagare, con la personale consapevolezza che forse la risposta a certe domande (come la ricerca del senso del mistero della vita) risieda proprio nella medesima indagine, nella ricerca, nel continuare a chiederselo, nella perseveranza dunque, di tenere sempre desta quella stessa domanda.