In prefettura a Chieti si è svolto un incontro nell’ambito della 24ª edizione del Premio Borsellino che torna in città dopo 10 anni.
“Gli uomini passano, le idee restano e camminano su altre gambe”, la frase del magistrato vittima della mafia Giovanni Falcone è stato il tema al centro di un incontro svoltosi in prefettura a Chieti, nell’ambito del Premio “Paolo Borsellino” che porta il nome del giudice ucciso, insieme ai cinque agenti della sua scorta, in via D’Amelio a Palermo il 19 luglio del 1992. Il Premio è tornato nel capoluogo teatino dopo dieci anni anche per ricordare ed onorare la memoria della professoressa Clotilde Carunchio, dirigente scolastica dell’Istituto “Galiani”, che del Premio Borsellino fu animatrice e garante dal 2003 al 2009, gli anni in cui a presiederlo c’era Rita Borsellino, sorella di Paolo Borsellino.
All’incontro con gli studenti hanno partecipato il presidente del 24° Premio Borsellino Luigi Savina, già direttore generale della Pubblica Sicurezza e vice capo della Polizia, il prefetto di Chieti Giacomo Barbato, il procuratore aggiunto della Direzione nazionale Antimafia Giovanni Russo, l’avvocato Alberto Benedetti, membro del Consiglio Superiore della Magistratura, al quale è stato conferito un riconoscimento, il dirigente scolastico del Liceo “Giambattista Vico” di Chieti Paola Di Renzo e il presidente nazionale dei Co.Re.Com. Filippo Lucci.
Il Servizio del Tg8 delle ore 19.30:
Il prefetto Luigi Savina ha detto ai tanti giovani presenti che combattere le mafie si può ed ha citato la frase dell’ex ministro Minniti “Si lavora per il mai senza poter mai dire mai”.
Savina ha detto che “Dopo le stragi che hanno portato alla morte di Falcone e Borsellino a Palermo e in Italia c’ è stata una rivolta sociale e la nascita di pool di giudici e investigatori specializzati che on la Direzione Distrettuale Antimafia svolgono un lavoro complesso ed importantissimo”.
Il collegamento con il Tg8 delle ore 14.00:
Il procuratore Russo, che per primo ha realizzato un report sulla camorra in Campania, individuando il modus operandi dei clan, ha evidenziato che per ” Colpire al cuore le mafie bisogna individuare i vari professional che rafforzano le attività malavitose e gli istituti che erogano credito e denaro alle organizzazioni criminali e bloccarli. Solo così si indeboliscono le ramificazioni delle associazioni di stampo mafioso e si riesce a sradicarle”.
Il professore Benedetti ha ricordato che il “CSM è una grande conquista dell’Italia repubblicana e che la lotta alla criminalità per l’affermazione della legalità non deve mai finire anche perchè le persone passano ma le Istituzioni restano. Per difendere la legalità consiglio ai giovani di studiare il diritto e soprattutto la Costituzione “.
La voce di alcuni dei protagonisti dell’incontro ospitato dalla prefettura di Chieti, nell’ambito del 24esimo Premio “Borsellino”, nella rubrica di Rete8 ” Il Fatto”.