Prete pedofilo a Villa Raspa: La condanna della Chiesa per Don Vito regola definitivamente i conti o anche lo Stato dovrà dire la sua? Secondo i legali del sacerdote la pena inflitta può bastare, i legali della vittima presentano, invece, una contromemoria.
Don Vito Cantò, il sacerdote di Cepagatti di 43 anni, accusato di aver commesso abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni tra il 2011 ed il 2012 all’epoca in cui era parroco in una chiesa di Villa Raspa di Spoltore, sta già scontando una pena di 5 anni di obbligo di dimora all’interno di un Monastero a Roma tra preghiere e psicoterapia, assistito da due sacerdoti. Lo ha stabilito il Tribunale Ecclesiastico che gli ha anche inflitto il divieto di esercizio del ministero sacerdotale in perpetuo, con minori di età, ma nella prossima udienza preliminare, in programma il 31 maggio, la famiglia del ragazzo vittima delle attenzioni di Don Vito, assistita dall’avvocato Vincenzo Di Girolamo, ha già annunciato una contromemoria. Quando i genitori del ragazzo si rivolsero alla Squadra Mobile di Pescara il processo canonico era già in una fase avanzata, l’arcivescovo Tommaso Valentinetti lo aveva già sospeso e Don Vito si era già dimesso da educatore degli Scout Agesci ed abbandonato la parrocchia di S.Camillo de Lellis. L’inchiesta a quel punto intraprese anche la strada per così dire del giudizio laico e mentre il giudizio canonico é stato già espresso, quello laico sta vivendo ancora le sue fasi preliminari e per i genitori del ragazzo deve andare avanti tenendo ovviamente conto della sentenza del Tribunale Ecclesiastico, In una memoria difensiva di 50 apgine, invece, il legale di Don Vito Giuliano Milia ritiene che per il suo assistito sia già esaustiva la severa condanna al divieto perpetuo dell’esercizio del ministero oltre alla condizione di quasi clausura all’interno di un monastero romano.