Processo Rigopiano: disposto il sequestro dei beni degli imputati a eccezione di Provolo e Visca per usufrutto. Udienza aggiornata al 16 ottobre; depositate le indagini difensive.
Il gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, questa mattina ha accolto l’istanza di sequestro preventivo dei beni, a carico degli imputati, nel procedimento riunito sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) e sul presunto depistaggio delle indagini. Il provvedimento, richiesto dall’avvocato di alcune parti civili, Romolo Reboa, riguarda tutti gli imputati ad eccezione dell’ex prefetto Francesco Provolo e del dirigente regionale Carlo Visca, i cui immobili risultano sottoposti a usufrutto. Il gup ha invece dichiarato inammissibile l’istanza presentata dalle parti civili per chiedere al giudice di riesaminare la decisione con la quale, nella precedente udienza, aveva escluso dal processo i responsabili civili. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 16 ottobre, per dare il tempo alle parti di esaminare la corposa documentazione presentata dall’avvocato Cristiana Valentini, che assiste l’imputato Ilario Lacchetta, contenente indagini difensive originarie e suppletive.
Dopo la decisione di unificare i due procedimenti, quello madre e quello relativo al presunto depistaggio, per il Gup Gianluca Sarandrea oggi doveva essere una giornata incentrata su un paio di questioni. La più spinosa, quella relativa alla decisione se far trascrivere o meno alcune intercettazioni, non tanto quelle relative al procedimento del depistaggio, il cui assenso dovrebbe essere scontato, quanto quelle appartenenti ad un altro procedimento proveniente dalla Procura dell’Aquila, da un’indagine per corruzione nella quale alcuni indagati sotto controllo telefonico, avrebbero fatto riferimento a questioni relative a Rigopiano. Proprio per questa ragione i magistrati aquilani spedirono il brogliaccio a Pescara e l’allora Pm Cristina Tedeschini decise di inserirlo in un primo momento, in un fascicolo contro ignoti e solo successivamente confluì nel procedimento madre. La sua eventuale ammissione, con relativa trascrizione da parte di un perito, verrebbe certamente accolta di buon grado dalla pubblica accusa, troverebbe sicuramente resistenze, però, dalla difesa perché quel fascicolo non è stato mai vagliato da un Gip, ma inserito nel procedimento madre solo perché quelle intercettazioni erano ritenute d’interesse. Per non parlare del fatto che l’eventuale trascrizione imporrebbe una dilatazione dei tempi. Tuttavia dopo aver disposto, come da richiesta di alcune parti civili, il sequestro preventivo dei beni di diversi imputati, il Gup ha ricevuto un corposo fascicolo di ben tre anni d’indagini svolte dal pool di avvocati Cristiana Valentini, Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri, la cui importanza ha indotto le parti a prendersi una pausa per consultare e studiare l’enorme mole di documenti. Udienza rinviata al prossimo 16 ottobre:
“Ben vengano nuovi elementi se servono a far chiarezza – precisa Gianluca Tanda del Comitato parenti delle vittime – ci sono aspetti che c’incuriosiscono e che vorremmo conoscere nel dettaglio. Sul tema delle intercettazioni, invece, se la loro trascrizione dovesse far dilatare di molto i tempi poco importa, sarà interessante, anche in questo caso, conoscere particolari a noi ignoti, molto meglio di tanti non ricordo che purtroppo mi capita di leggere spesso negli atti, noi invece ricordiamo tutto molto bene alla perfezione.”