Rinviata al 13 dicembre la decisione sulla riunione del procedimento sul presunto depistaggio relativo al disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola con il processo principale.
Questa mattina il gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, su richiesta dei difensori degli imputati, ha concesso i termini per verificare il contenuto delle richieste di costituzione di parte civile nel procedimento bis. In apertura di udienza ha preso la parola il procuratore capo, Massimiliano Serpi, il quale ha ribadito la contrarietà dell’accusa alla riunione dei due procedimenti, “la cui sommatoria – ha osservato in aula – comporterebbe tempi più lunghi per entrambi i processi, considerando che nel procedimento madre si sono già costituite più di 100 parti offese”.
Nel corso dell’udienza sul procedimento bis gli avvocati di diverse parti offese hanno chiesto la citazione in giudizio, in qualità di responsabili civili, della Presidenza del Consiglio, del ministero dell’Interno, del ministero dell’Economia e della Regione Abruzzo. Il procedimento bis conta sette imputati accusati di frode in processo penale e depistaggio: l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, i due viceprefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia; i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. Provolo e De Cesaris sono imputati anche nell’inchiesta madre. È ora in corso l’udienza preliminare sull’inchiesta madre a carico di 24 imputati e una società.
Il procuratore capo Massimiliano Serpi, intervenendo in aula, ha detto che gli atti sul presunto depistaggio erano già presenti nell’inchiesta madre, perché si trattava di una vicenda avvenuta dopo la tragedia e già nota al pm quando quest’ultimo ha redatto la richiesta di rinvio a giudizio.
Il procedimento, che vede imputate 7 persone, tra le quali l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, riguarda una telefonata alla prefettura di Pescara partita dall’albergo alle 11.38 della mattina del 18 gennaio 2017, cinque ore prima della valanga, che è scomparsa dalle carte che la stessa prefettura consegnò agli inquirenti dopo la tragedia. La chiamata era partita dal cellulare di Gabriele D’Angelo, il cameriere dell’hotel ucciso – come altre ventotto persone – dalla slavina.
Il procuratore Serpi ha detto che “Nel processo bis si parla di una questione successiva. Qualcuno ha nascosto quella telefonata perché temeva di poter essere danneggiato e anche qualora gli stessi imputati fossero assolti nel processo madre, saranno chiamati a risponderne nell’altro processo”.
L’avvocato Massimo Reboa, che insieme al padre Romolo e ad un nutrito pool di avvocati assiste i familiari di alcune vittime del disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, ha detto “Oggi non abbiamo visto l’Avvocatura dello Stato presente, siamo molto sorpresi e ci stiamo chiediamo a che gioco stanno giocando al ministero e negli uffici del Governo”. Il riferimento del legale è alle rassicurazioni giunte all’inizio del mese, da fonti ministeriali, che in seguito ai rilievi e alle sollecitazioni avanzate dallo stesso Reboa, avevano assicurato la costituzione del ministero della Giustizia come parte civile. “Abbiamo inviato un lettera privata al ministro e poi l’abbiamo resa pubblica, nella speranza che il ministero si costituisse parte civile nel processo sul depistaggio. Inizialmente avevamo ricevuto un riscontro positivo dagli uffici del ministro, che aveva concordato con il premier Conte la costituzione di parte civile, ma oggi non si è visto nessuno”.
Il collegamento in diretta con il Tg8 delle ore 14.00:
L’avvocato Gianluigi Tucci, che assiste la funzionaria della prefettura di Pescara, Giulia Pontrandolfo, nel procedimento bis per depistaggio e frode processuale, ha detto che “Quanto accaduto oggi in aula, nel procedimento per depistaggio, è l’ennesima riprova che se i due processi marceranno riuniti subiranno un inevitabile ritardo. Ritardo che non interessa né le difese degli imputati né, credo, né quelli delle parti civili”. Così “Bisogna tenere conto che il processo relativo al depistaggio, che è un processo a titolo di dolo specifico necessiterà di un’istruttoria completamente diversa rispetto al processo madre, che è invece un processo a titolo di colpa, pur gravissima”.
Intanto è giallo sulla mancata costituzione del ministero della Giustizia come parte civile nel processo sul disastro di Rigopiano. Perchè otto giorni fa il dicastero di via Arenula aveva espressamente chiesto all’avvocato distrettuale dello Stato dell’Aquila, Francesco Provolo, di “garantire la costituzione di parte civile di questo ministero per la prossima udienza”.
“La costituzione di parte civile riveste particolare interesse per il Sig. Ministro – aveva scritto in un documento ufficiale Marco Nassi, responsabile della Direzione generale degli affari giuridici e legali del Ministero -, circostanza resa manifesta dalla richiesta di autorizzazione alla costituzione di parte civile che questa Direzione generale ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Richiesta andata a buon fine, visto che il 14 novembre scorso, ricordava Nassi, la presidenza del Consiglio aveva dato il suo via libera.
Il conferimento dell’incarico era accompagnato dalla richiesta di un “cortese riscontro” sia sulla data di rinvio dell’udienza preliminare e sullo stato del procedimento (visto che “solo sulla base di notizie di stampa risulta avere come prossima udienza il 29 novembre 2019)”, sia sulle “determinazioni” che l’avvocatura distrettuale avrebbe assunto.