Raddoppio ferrovia Roma-Pescara: il dossier di Italia Nostra

Italia Nostra onlus interviene sulla realizzazione del nuovo tracciato della ferrovia Pescara-Roma presentando un dossier in cui lancia l’allarme sulle conseguenze che l’opera avrebbe sulla più grande riserva idrica d’abruzzo, sulle aree di natura protetta e sui danni sociali.

<E’ un’opera che mette a rischio un bacino idrico abruzzese importante che, nel periodo estivo fornisce acqua a 650mila persone, e che avrebbe un impatto ambientale e sociale negativo nei territori interessati>: così il vice presidente nazionale di Italia Nostra Giovanni Damiani sull’attuale progetto di raddoppio della ferrovia Pescara-Roma. L’associazione, come hanno ribadito anche il presidente e il vice presidente regionale Pierluigi Vinciguerra e Paola Di Felice e il presidente della sezione di Pescara Massimo Palladini, pur essendo favorevole alla riqualificazione della tratta ferroviaria , esprime fermo dissenso sul tracciato previsto nel progetto di pre-fattibilità che prevede due gallerie, lunghe rispettivamente 9,8 km e 1,4 km, da Scafa a Pratola Peligna, all’interno del massiccio del Monte Morrone. Italia Nostra avvia, pertanto, una battaglia a livello nazionale e presenta un dossier nel quale spiega le conseguenze che tale opera avrebbe sul territorio.

Il Consiglio delle Sezioni Italia Nostra spiega che <Sono previsti tempi di realizzazione di oltre 7 anni e una spesa stimata in 930 milioni di euro. Sentiamo il dovere di lanciare un vero e proprio allarme perché il nuovo tracciato previsto intercetta trasversalmente il flusso della grande falda idrica del Monte Morrone che alimenta 37 sorgenti tra cui quelle del Giardino, con acque di eccezionale qualità chimico-fisica, captate fin dal 1958 ad uso potabile e distribuite tramite il principale acquedotto d’Abruzzo.

L’esperienza del Gran Sasso d’Italia dimostra che quando si interviene con trafori su un massiccio carsico di grande dimensione e di estrema complessità, grande serbatoio di preziosa acqua, é necessario realizzare drenaggi permanenti. Come conseguenza si produce svuotamento della montagna, seccagione di sorgenti, scomparsa habitat con la loro biodiversità, diminuzione drastica delle portate idriche fluviali (com’è avvenuto per il fiume Tirino che ha dimezzato le sue acque), e neppure le acque drenate e “recuperate” sono immuni da impatti perché soggette a episodi d’inquinamento.

La scrivente Associazione vuole richiamare l’attenzione su disastri causati da recenti esperienze analoghe in altre parti d’Italia. Nella tratta Firenze-Bologna a causa dei tunnel ferroviari, il Mugello è divenuto una terra devastata per lo sconvolgimento dell’intero equilibrio idrogeologico del territorio. La diminuzione dell’acqua ha comportato ricadute pesanti sull’ecosistema montano, influendo negativamente sia sulla flora che sulla fauna anche in aree a tutela naturalistica e ha costretto aziende agro-zootecniche a chiudere i battenti. Le gallerie principali del Tav (Vaglia, Firenzuola e Raticosa), hanno svuotato la montagna drenando acqua (come avviene nel Gran Sasso) con conseguenti scomparse di sorgenti, pozzi e torrenti. Diversi corsi d’acqua del Mugello sono stati dichiarati biologicamente morti, a causa della perdita totale del deflusso estivo. La falda si è abbassata di almeno 200 metri (600 metri quella del Gran Sasso) e grandissimi volumi di acqua sono andati perduti per sempre. E’ cambiato persino il percorso sotterraneo.

Eppure quelle opere erano state sottoposte ad accurata Valutazione dell’Impatto Ambientale (V.I.A.), Quella triste esperienza dimostra che nei sistemi naturali complessi è difficile e spesso materialmente impossibile prefigurare compiutamente o semplicemente con sufficienza, l’impatto ambientale effettivo di tali opere.

A rischio sono adesso le grandi sorgenti del Giardino che forniscono acqua a tutti i centri abitati della Valle del Pescara, inclusi i capoluoghi Chieti e Pescara, e con le interconnessioni acquedottistiche, ai 64 Comuni dell’Ambito Ottimale gestito dall’ACA. Da quelle sorgenti vengono immessi in rete 88.000.000 di mc. all’anno a beneficio di tutti i comuni della Provincia di Pescara, di popolosi Comuni della costa (Francavilla a Mare), dell’interno (Bucchianico) e parte di quella di Teramo (Silvi e Atri). La popolazione residente, che utilizza l’acqua del Morrone, è di circa 450.000 abitanti, con punte di oltre 650.000 nei periodi estivi.

Il traforo interessa completamente le sorgenti del Giardino, site solo 10 m. al di sotto del piano della galleria, col rischio che in presenza di drenaggi le stesse possano addirittura essiccarsi.

Ma vi sono anche impatti sociali da evitare. Il progetto di pre-fattibilità redatto da RFI esclude dal collegamento ferroviario prossimale i comuni di Tocco da Casauria, Bussi sul Tirino e di Popoli coi loro centri limitrofi. Per i cittadini di quest’area è una disincentivazione all’utilizzo del treno e la preclusione futura all’utilizzo del sedime ferroviario in funzione integrativa metropolitana per contenere il trasporto privato e le emissioni clima alteranti.

Conclusioni

Per gli evidenti rischi ecologici potenzialmente irreversibili, legati soprattutto alla alterazione del sistema idrogeologico e ai danni economici e sociali in ragione dell’imprevedibilità degli effetti, si chiede a RFI di abbandonare l’ipotesi del nuovo tracciato ferroviario Pescara-Roma e di valutare opzioni alternative meno impattanti sull’ambiente e sul paesaggio. Va applicato il principio di precauzione. Nello spirito e nella lettera della procedura di Valutazione dell’Impatto Ambientale, si richiede di verificare opzioni alternative e che venga garantita un’effettiva partecipazione dei cittadini, attraverso le loro rappresentanze associative, al processo decisionale, prendendo in seria considerazione tutte le osservazioni e motivarne la valutazione, sia in caso di accettazione che di rigetto. Italia Nostra opererà perché la questione qui sollevata divenga un caso nazionale> .

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