Secondo la Cisl la manodopera impiegata nei cantieri della ricostruzione a L’Aquila è irregolare. Il sindacato preoccupato sulla situazione delle aziende.
Il segretario provinciale della Cisl Paolo Sangermano denuncia la situazione della manodopera impiegata nei cantieri della ricostruzione del post sisma a L’Aquila. Alla vigila del settimo anniversario del terribile terremoto che ha seminato morte e distruzione nel capoluogo regionale e nell’area del cratere sismico, Sangermano parla di un territorio che ancora non riesce a metabolizzare la confusione e l’interpretabilità di norme e regole, spesso in contraddizione. Il segretario sella Cisl fotografa la situazione venutasi a determinare all’indomani del sisma, a cui si aggiunge il permanente disagio sociale tra la popolazione.
Sangermano dice che “La maggior parte degli operai dipendenti di imprese impegnate alla ricostruzione post-terremoto , che risultano avere sede legale sul territorio, arriva da fuori provincia. La massa salariale indicata per tali lavorazioni, pur in presenza del sostanziale stesso numero di imprese e di operai impiegati, continua a decrescere, confermando l’ipotesi della presenza di irregolarità nei cantieri della ricostruzione. La massa salari continua a diminuire, favorita dalla presenza di oltre 600 norme che regolano le attività sulla ricostruzione, spesso scollegate o in contraddizione tra loro, che favoriscono il proliferare di imprese poco serie, oltre ad un aumento del numero dei subappalti, ben oltre quanto previsto dalla vigente normativa, falso lavoro autonomo, disinvolto utilizzo dei distacchi di manodopera, aumento dei ‘vouchers’ (lavoro occasionale non organizzato), utilizzo di contratti diversi dall’edilizia, incompatibili con l’attività di ricostruzione strutturale, condizionata dal rispetto delle norme sulla sicurezza per la presenza di perenne rischio di infortuni. Ad oggi, tutti gli indicatori economici della provincia aquilana continuano ad essere negativi, l’export, dal 2014 al 2015 è sceso del 16,2%, contro un -2,6% della media abruzzese. 1.641 le imprese iscritte alla Camera di commercio, contro 1.791 cessazioni di attività. Il territorio, nell’ultimo anno, ha perso 150 imprese. Il quadro economico è il peggiore del Centro-sud, in termini occupazionali e di sviluppo, nonostante gli ingenti flussi finanziari legati alla ricostruzione. Ma ciò che maggiormente preoccupa è la situazione delle aziende impegnate nei lavori di ristrutturazione”.