Seconda udienza, in Corte d’Appello a L’Aquila del processo per la strage dell’Hotel Rigopiano a Farindola (Pe), che il 18 gennaio 2017 fu sepolto da una valanga che fece 29 vittime
La prima udienza in Appello c’è stata lo scorso 6 gennaio, con la pubblica accusa che ha chiesto 27 condanne, come nel processo di primo grado. Oggi la parola passa alle parti civili e ai loro avvocati. Il 9 febbraio 2024 ci sarà la sentenza, come da calendario.
“Non può passare l’idea, come lascia intendere la sentenza di primo grado, che di fronte a tragedie del genere nessuno si assuma le sue responsabilità” – ha dichiarato l’avvocato Wania Della Vigna, legale di Silvia Angelozzi, sorella e cognata di Sara Angelozzi e Claudio Baldini, la coppia di Atri tra le 29 vittime della valanga del 18 gennaio del 2017.
“Un’idea di “Italietta” – continua Della Vigna – che mortifica ancora di più. Penso, ancora oggi, all’ultimo messaggio inviato su whatsapp da Sara Angelozzi alla sorella, ‘qui è un incubo – scriveva – ci sono 4 metri e mezzo di neve, ma verrà un bob-cat a salvarci’. Lei confidava nelle istituzioni, quelle stesse istituzioni che hanno tradito lei e il marito che avrebbero dovuto lasciare l’Hotel il giorno prima, ma sono stati indotti a restare.”
Le parti civili giudicano carente l’impianto motivazionale della sentenza. “L’obiettivo non è tanto quello di sottolineare l’impianto accusatorio, ma rimarcare la carenza dell’impianto motivazionale della sentenza di primo grado”. Lo ha detto Alessandra Guarini avvocato di parte civile, “questa è una sentenza che io ho definito capovolta – ha spiegato – è una sentenza in cui il giudice ha ragionato letteralmente al contrario, e se è vero che l’aspirazione alla giustizia è un tratto caratteristico del diritto, qui il diritto è rimasto totalmente incompreso, e quindi noi abbiamo chiesto che questa Corte si pronunciasse, soprattutto rilevando questa censura che abbraccia tutta la sentenza. Il giudice ha scelto l’approccio metodologico sbagliato, e nell’indecisione, nella confusione, anziché che condannare tutti ha assolto pressoché tutti”.
Tra i parenti delle vittime si respira fiducia. “Qui si respira un’aria diversa, c’è più predisposizione all’ascolto, ho buone speranze per l’esito del processo”, dice Silvia Angelozzi, sorella di Sara Angelozzi e cognata di Claudio Baldini, la giovane coppia di Atri rimasta sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano quel maledetto 18 gennaio del 2017: i due sarebbero dovuti tornare a casa il giorno prima, ma viste le condizioni meteo, sono stati indotti a restare. “La sentenza di primo grado ci ha lasciato tanto amaro in bocca – ha detto Silvia in un momento di pausa dell’udienza presso l’aula magna del Tribunale a L’Aquila dove è in corso il processo di secondo grado – ma sento che questa volta sia quella buona e che i giudici possano tenere finalmente conto di quelle che sono le nostre richieste, richieste di giustizia per le 29 vittime le cui richieste di aiuto, quei terribili giorni, sono state del tutto inascoltate da quelle istituzioni che avrebbero dovuto garantire per la loro sicurezza”.