Legambiente, Wwf e Guide del Borsacchio chiedono alla Regione di revocare la decisione che riguarda il Piano di Assetto Naturalistico della Riserva
In una nota congiunta il delegato del WWF Italia per l’Abruzzo Filomena Ricci e il presidente delle Guide del Borsacchio Marco Borgatti evidenziano che dichiarazioni le rilasciate ieri dal sindaco di Roseto degli Abruzzi Mario Nugnes e dal dal vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente agli organi di stampa confermano che il taglio della Riserva del Borsacchio «non ha alcuna giustificazione né nei contenuti né nella procedura».
Nel comunicato stampa si legge: «In pratica si apprende che dopo 18 anni il Piano di Assetto Naturalistico era giunto ad un passo dalla sua conclusione. Il 27 dicembre, due giorni prima del blitz notturno del consigliere Di Matteo &Co, il Piano era stato chiuso e doveva solo essere approvato formalmente.
Ma quindi se il Comune era contrario alla cancellazione della riserva e l’Assessorato ai parchi di Imprudente era pronto ad approvare il Piano, per chi hanno agito i 5 consiglieri che hanno presentato l’emendamento-killer della Riserva del Borsacchio?
Cosa nasconde una scelta di cancellare l’unica riserva regionale costiera della provincia di Teramo? Se la motivazione dietro il taglio sarebbe l’immobilismo perché si decide di cancellare la Riserva proprio quando il PAN è sostanzialmente approvato?
Nel frattempo migliaia di cittadini stanno firmando l’appello contro il taglio del 98% della Riserva.
La Regione deve tornare indietro!»
Secondo Legambiente per il taglio della Riserva del Borsacchio la Regione Abruzzo «andrebbe commissariata per inadeguata gestione delle aree protette regionali».
In una nota a firma del presidente di Legambiente Abruzzo Silvia Tauro e del responsabile nazionale Aree protette di Legambiente Antonio Nicoletti si legge che quanto riportato ieri dalle tv regionali «sul taglio della Riserva del Borsacchio, con il Piano di Assetto Naturalistico ormai chiuso, conferma il disinteresse della Regione per le aree protette.
È solo grazie all’impegno dei Parchi nazionali e di alcuni Comuni che gestiscono con cooperative ed associazioni ambientaliste le riserve regionali se l’Abruzzo può avvalersi del titolo di Regione dei Parchi perché nell’ultimo decennio, in maniera bipartisan, diversi consiglieri regionali si sono adoperati per tagliare il territorio protetto di una regione che ha il dovere di tutelare specie uniche come l’orso bruno marsicano o il camoscio appenninico.
Ne sono testimonianza la storia infinita del Parco nazionale della Costa teatina che dal 2001 aspetta una decisione della Regione e la riduzione del perimetro del Parco regionale del Sirente Velino a favore degli inutili progetti di nuovi e fallimentari impianti sciistici.
Ora si smonta il sistema delle riserve regionali a favore di candidati alle elezioni che, in questi anni, si sono distinti per non aver proposto nulla per il bene comune pur essendo stati ligi agli interessi di pochi.
La Regione Abruzzo andrebbe commissariata per inadeguata gestione delle aree protette regionali, perché anziché perseguire gli obiettivi della Strategia per la biodiversità, gli eletti che cercano una riconferma vanno nella direzione opposta.
Mentre finalmente l’Italia ha approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) non può essere proprio l’Abruzzo, la Regione verde d’Europa e di APE, a fare un passo indietro nel sostenere il legame tra tutela ambientale e sviluppo sostenibile, riproponendo la falsa contrapposizione tra ambiente e lavoro, in particolare in settori come l’agricoltura e il turismo che invece proprio da questo binomio, come dimostrato in questi ultimi anni, traggono forza, qualità e crescita».