Roberta Zimei presenta il suo romanzo “La Mammina”

Violenza di genere e femminicidio tra i temi affrontati dalla giornalista e scrittrice abruzzese Roberta Zimei nel suo romanzo d’esordio”La Mammina”, pubblicato dalla casa editrice Tabula Fati-Solfanelli.

L’arrivo della nuova levatrice in un piccolo paese dell’Appennino abruzzese apre scenari insoliti nella vita dei personaggi, svelandone i segreti fino ad allora rimasti attutiti dalle consuetudini e dal silenzio, come quei paesaggi di montagna lo erano dalla neve. “La Mammina”, come veniva chiamata colei che aiutava le madri che partorivano in casa, è il titolo del romanzo di esordio di Roberta Zimei, pubblicato dalla casa editrice Tabula Fati – Solfanelli.

Il libro racconta il desiderio di libertà della protagonista, Anticlera Massari, che lotta per sfuggire dalle trame di una violenza taciuta e capillare con la vitalità, la sfrontatezza e le vulnerabilità di tante altre donne che non hanno voce, e paga con la vita questa coraggiosa battaglia. Il tema della violenza di genere viene affrontato con lucidità a cui si affianca l’ironia, mai rassegnata, della ricerca di un finale diverso.

I femminicidi sono omicidi di donne in nome di sovrastrutture ideologiche di matrice patriarcale e la gelosia e il possesso rappresentano il movente principale che è lo stesso che spinge ad uccidere Augusto Di Iorio, altra figura centrale del romanzo.

Roberta Zimei giornalista e scrittrice abruzzese, è laurea in Lettere moderne e specializzata nella comunicazione istituzionale e nella scrittura per il web, campi nei quali continua a lavorare all’Università “G. d’Annunzio” dopo un’esperienza nell’emittente televisiva di Ateneo, dove ha ricoperto il ruolo di capo ufficio stampa per otto anni.

Il volume è disponibile nelle librerie Mondadori, nella libreria Rusconi di Pescara e, online,su Amazon e sul sito della casa editrice Tabula Fati.

Sinossi del romanzo “La Mammina”:
La storia narrata si basa su un fatto realmente accaduto in un paese dell’entroterra abruzzese. I personaggi delineati e le ambientazioni descritte derivano dalla conoscenza diretta di alcune figure, abitudini e luoghi, rivisti attraverso la trasfigurazione della fantasia.
Si racconta la storia della Mammina, nome con cui veniva chiamata la levatrice del paese, sullo sfondo della seconda guerra mondiale e degli anni a seguire, sino alla fine del 1950. La Mammina è Anticlera Massari, giovane donna di origine romagnola che, colpevole di aspettare un bambino da un uomo che non avrà neanche la possibilità di rivedere per informarlo della gravidanza, decide di lasciare la sua città nativa e la sua famiglia di origine per raggiungere Roma e trovare ospitalità in un ricovero per ragazze madri. Nell’istituto conosce Amelia Vaccari, levatrice nota negli ambienti borghesi di Roma che, riconoscendo in Anticlera particolari capacità assistenziali, ne farà la sua allieva e assistente.

Nel ricovero romano Amelia si occupa anche di affidare i bambini nati e altrimenti abbandonati, alle coppie facoltose che non possono avere figli. Proprio in relazione a questo, nel 1947 Amelia riceve la prima lettera di donna Vittoria Conte, figlia dell’ex Podestà di quel paesino abruzzese dove si svolgerà il seguito della vicenda. La signora paesana, con una storia di abbandono alle spalle e desiderosa di poter avere un bambino di cui prendersi cura, intrattiene una corrispondenza amichevole con l’altra donna fino a che, insieme, decidono di proporre ad Anticlera di trasferirsi in paese dove era necessaria la presenza di una nuova levatrice. Anticlera accetta e nell’agosto del 1948, insieme al figlioletto Ribelle, arriva con la corriera in quel paesino di montagna. Qui, fra gli altri personaggi che avranno un ruolo importante nella trama del racconto, conosce Augusto Di Iorio. Uomo avvezzo ai bei modi da sfoggiare all’occorrenza, motivo che gli fa guadagnare il soprannome di Barone, ma soprattutto altezzoso e arrogante, fino a diventare violento. La vita della Mammina, donna apprezzata e rispettata dai paesani, si complica per i problemi causati dal rapporto con Augusto, che diventerà suo marito, e da quello fra Augusto e Ribelle.
La trama viene arricchita dal racconto delle storie familiari e personali della protagonista, di Augusto, di Amelia, di Donna Vittoria, della sua serva Evelina, della vicina di casa Marietta e della vecchia levatrice del paese, Imoletta, e continua fino al processo, tenutosi l’anno dopo l’omicidio della Mammina.
Nel romanzo viene affrontato il tema della violenza fisica e psicologica nei confronti delle donne, che qui sfocia nel femminicidio, attraverso la delineazione dei personaggi femminili e
delle loro vicende.

Anticlera vuole spezzare la catena del silenzio e della sottomissione con i suoi comportamenti troppo moderni per quei tempi e quei luoghi. Amelia e Vittoria, pur con le
differenze culturali e la diversità delle realtà in cui vivono, incarnano la figura della donna fiera di bastare a se stessa. Marietta, infine, dà voce alle donne paesane, consapevoli della ineluttabilità del destino che le vuole sofferenti, forti e mute.
Il primo capitoletto del romanzo è dedicato al maresciallo dei Carabinieri del posto, Nicola Esposito, personaggio secondario nella trama del racconto, ma che ha il compito di introdurre il lettore nel prima e dopo “quel giorno” che segnerà le vicende del paesino e dei suoi abitanti. Pur essendo basato su un fatto realmente accaduto, La Mammina non propone una ricostruzione storica della vicenda di cronaca, ma una sua rivisitazione che tiene comunque conto della realtà dell’ambientazione, di alcuni personaggi, delle consuetudini e dei paesaggi descritti”.

Quarta di copertina
L’arrivo della nuova levatrice in un piccolo paese dell’Appennino abruzzese apre scenari insoliti nella vita dei personaggi, svelandone i segreti fino ad allora rimasti attutiti dalle consuetudini e dal silenzio, come quei paesaggi di montagna lo erano dalla neve. La Mammina è una giovane donna forte e appassionata che non rinuncia al desiderio di essere se stessa neanche quando si scontra contro i muri alzati dagli stereotipi di un ambiente chiuso e ancora ferito dalla miseria causata dalla guerra. La sua ricerca di libertà e il prezzo che dovrà pagare, passano attraverso storie aride e infruttuose come la terra coltivata a fatica dai contadini; come la rassegnazione e il silenzio. La Mammina è un romanzo che racconta il desiderio di libertà con la delicatezza di una protagonista, Anticlera Massari, che rifiuta di riconoscersi in un ruolo che non sente suo e che lotta per sfuggire dalle trame di una violenza taciuta e capillare. Con la vitalità, la sfrontatezza e le vulnerabilità di tante altre donne che non hanno voce. È un romanzo che affronta, con un’ironia mai rassegnata, la ricerca di un finale diverso.

L’autrice
Roberta Zimei è nata a L’Aquila e vive a Pescara. È sposata, ha una figlia e una dolcissima Labrador chocolate di nome Cuba. Laureata in Lettere moderne, si è specializzata nella comunicazione istituzionale e nella scrittura per il web, campi nei quali continua a lavorare all’Università “G. d’Annunzio”. Qui, dopo un’esperienza nell’emittente televisiva di Ateneo, ha ricoperto il ruolo di capo ufficio stampa per otto anni. Giornalista pubblicista, ha collaborato inizialmente con Il quotidiano Il Centro e da più di vent’anni collabora con Il quotidiano Il Messaggero. Ha pubblicato il racconto Il condominio nella raccolta Cronache di un tempo senza tempo (Tabula Fati – Chieti 2020). I suoi racconti Il venditore di aspirapolvere e Zucchero e pane sono stati pubblicati rispettivamente nella rubrica letteraria “Il sabato del racconto” di Repubblica- Parma e sulla Rivista letteraria Formicaleone (settembre 2020). La Mammina è il suo primo romanzo.

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