Si aprono nuovi scenari ed i famigliari di Roberto Straccia tornano a sperare. Secondo i giudici di Cassazione il Tribunale di Pescara non avrebbe dovuto archiviare, ora il Gip sarà chiamato a fissare una nuova udienza.
La sentenza in Cassazione giunge a distanza di 8 mesi da un ricorso presentato dai legali della famiglia di Roberto Straccia, lo studente marchigiano scomparso sul lungomare di Pescara nel dicembre del 2011 e trovato cadavere sulla spiaggia di Bari Palese il 7 gennaio del 2012, in merito alla decisione del tribunale di Pescara di archiviare il caso omettendo di inviare avviso alla famiglia. Un primo ricorso era stato rigettato dagli “Ermellini” e questo secondo ricorso, presentato tra marzo ed aprile, era finito tra gli scaffali della Corte Suprema tanto da spingere l’avvocato dei genitori di Straccia, Marilena Mecchi, ad inviare una dura sollecitazione. Da qui il dispositivo che annulla senza rinvio il decreto impugnato e ordina la restituzione degli atti al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pescara. In sostanza la Corte Suprema ha riconosciuto, da parte dei giudici di Pescara, una violazione del contraddittorio, costringendo di fatto a rifare il processo e dando così la possibilità d’introdurre ed approfondire tutti quegli elementi che erano stati, secondo i legali della famiglia Straccia, scarsamente considerati. Ricordiamo che, in base agli accertamenti svolti dai legali, i nuovi elementi riguardano la grave ipotesi di omicidio per scambio di persona, sulla base di rivelazioni della fidanzata di un pentito della ‘Ndrangheta e dall’intercettazione in carcere di due esponenti della criminalità organizzata. Straccia, in sostanza, mostrava una straordinaria somiglianza con un pentito in soggiorno protetto a Montesilvano, era lui il vero bersaglio dei due killer giunti da Catanzaro. Anche per queste ragioni l’avvocato Marilena Mecchi presenterà nuovamente richiesta per far trasferire il fascicolo dalla Procura di Pescara alla Distrettuale antimafia:
“Credo sia il minimo considerando il coinvolgimento dei soggetti legati alla criminalità organizzata calabrese – ci riferisce la Mecchi – ora non bisogna cullarsi sugli allori, anzi, bisogna ripartire con maggiore entusiasmo certi che prima o poi la verità verrà a galla.”