Scomparsa Renata Rapposelli: il figlio non risponde alle domande del Pm. Convocato stamane dai Carabinieri di Ancona si é avvalso della facoltà di non rispondere.
Convocato stamani nella Caserma del Comando provinciale dei Cc ad Ancona, Simone Santoleri, il figlio della pittrice Renata Rapposelli, trovata morta il 10 novembre in un dirupo nelle campagne di Tolentino, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del pm Andrea Laurino. La procura di Ancona lo ha indagato insieme al padre, Giuseppe Santoleri, per concorso in omicidio e occultamento di cadavere. Simone era assistito da tre difensori, gli avv. Alessandro Angelozzi, Gianluca Reitano e Gianluca Carradori, ma la sua permanenza nella caserma è durata meno di un’ora. Non si è invece presentato all’interrogatorio, come era prevedibile, Giuseppe Santoleri, ricoverato nell’ospedale di Atri (Teramo) per un’intossicazione da psicofarmaci.
“Abbiamo prodotto la documentazione medica – ha spiegato Angelozzi all’ANSA – per ottenere un rinvio”.
Le condizioni cliniche dell’uomo comunque sono in miglioramento. Si attende intanto il risultato dell’esame del Dna per ufficializzare l’identificazione del corpo scarnificato rinvenuto nelle campagne di Tolentino. Che si tratti della pittrice, scomparsa da Ancona il 9 ottobre dopo un viaggio a Giulianova, dove marito e figlio risiedono, per discutere dell’assegno di mantenimento, è ormai certo: lo confermano una placca metallica a un polso (Renata aveva subito una lussazione), e gli oggetti riconosciuti dalla figlia, una medaglietta della Madonna, la croce a forma di tau, un orologio con gli strass. Bisognerà invece attendere l’autopsia per capire come Renata è morta. Una delle ipotesi è che sia stata spinta ancora viva nella scarpata.