Un fulmine a ciel sereno per la Regione, la sentenza choc della Cassazione sulla discarica dei veleni in Valpescara. In mancanza di provvisionali è necessario individuare finanze, chiesto un incontro urgente con il Ministro Costa.
Grave ed inaspettata, così il sottosegretario alla Presidenza della Regione Mario Mazzocca definisce la sentenza choc dei giudici di Cassazione al processo per la discarica dei veleni che, al di là dell’annullamento di tutte le condanne in secondo grado, revoca le statuizioni civili ponendo una pietra tombale su ogni possibilità di risarcimento e dunque di finanziamento da parte di Edison dell’opera di bonifica dell’intera area contaminata. Ma la Regione non si perde d’animo, assicura Mazzocca, e già si sta adoperando per individuare nuove condizioni favorevoli per far partire la vitale attività di sanificazione. La provvisionale di quasi 4 milioni di euro disposta dai giudici della Corte d’Appello de L’Aquila nel febbraio del 2017, anche se materialmente ancora corrisposta, aveva già messo in moto gli uffici competenti consentendo loro un margine di operatività, certamente non esaustivo, ma comunque importante. Alla luce della sentenza di venerdì scorso la Regione è costretta a cambiare radicalmente la strategia, ripartendo da zero. Come prima iniziativa è stata già inviata una richiesta d’incontro urgente con il Ministro dell’Ambiente Costa per fare il punto della situazione:
“Del resto si tratta di un Sito d’Interesse Nazionale – sottolinea Mazzocca – per cui non possiamo essere lasciati soli ad affrontare un problema così grave. Dai giudici di Cassazione è stato di fatto affermato il principio che chi inquina non paga, e dunque andranno individuate nuove condizioni per poter operare.”
Di certo non va alzata bandiera bianca ed un segnale forte a livello, quanto meno politico, va dato. In questo l’Amministrazione Regionale, parte lesa al pari del Ministero dell’Ambiente, è chiamata a farsi portavoce non solo dei Comuni, ma soprattutto di quel bacino di almeno 700 mila abruzzesi, oltre la metà dell’intera popolazione regionale, danneggiati da anni ed anni d’intossicazione dei terreni e di conseguenza delle falde acquifere. persa la battaglia giudiziaria è necessario ora non lasciare nulla d’intentato per vincere almeno quella della bonifica.