Gli inquilini della case Ater di Teramo chiedono la revoca degli sgomberi e la messa in sicurezza degli edifici danneggiati dal sisma.
Gli inquilini degli appartamenti di proprietà dell’Ater, destinatari di numerose recenti ordinanze di sgombero del sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, chiedono la revoca dei provvedimenti e tempestività nei lavori di messa in sicurezza degli edifici danneggiati dagli eventi sismici del 24 agosto e del 30 ottobre del 2016. Il terremoto ha causato danni a decine di palazzine di proprietà dell’ Ater. In una lettera inviata al presidente della Regione Luciano D’Alfonso, al sindaco Brucchi, all’Amministratore unico dell’’A.T.E.R. e al Prefetto di Teramo, gli inquilini spiegano che dopo i provvedimenti emanati dal Sindaco molte altre abitazioni rischiano di seguire la stessa sorte nel prossimo futuro a seguito degli esiti delle verifiche effettuate e da effettuare da parte delle competenti squadre della protezione civile.
Nella missiva si legge che “gran parte delle relazioni tecniche poste come unica base e solo fondamento delle numerose ordinanze sindacali di sgombero, classificano con la categoria “B” gli edifici esaminati confermandone l’agibilità , ferma restando la necessità di effettuare interventi relativamente semplici o di ordinaria amministrazione che attengono prevalentemente a rifacimenti di pezzi di intonaco, a tamponature o ad altri interventi di manutenzione ordinaria.Peraltro, sulla stabilità e sulla tenuta degli edifici, sia i sopralluoghi svolti con puntualità e attenzione dai Vigili del fuoco sia, recentemente, le rassicurazioni verbali espresse dei tecnici delegati dalla Protezione Civile, sembravano escludere la necessità di dover abbandonare gli edifici i quali, è bene sottolinearlo, avevano già superato indenni il terribile terremoto del 2009 e le fortissime prime scosse del 2016. I sottoscritti, ovviamente, non contestano la necessità di una seria e attenta attività di manutenzione che in molte situazioni ritarda da decenni o è stata svolta in modo insufficiente negli ultimi anni, ma intendono mettere in discussione l’urgenza dei provvedimenti di sgombero, considerata la non dimostrata sussistenza di condizioni di rischio immediato per l’incolumità delle persone. Basti pensare che nel fase post sisma del 2009 a L’Aquila, gli edifici classificati di categoria B (agibili con provvedimenti) non furono sgomberati durante i lavori di adeguamento sismico, anche per evitare l’esplosione di una emergenza socio-abitativa che già pervade le fasce più deboli della collettività e che è resa già drammatica dalle conseguenze emergenti degli eventi sismici.
Per quale ragione a Teramo sembra che ci vogliano tutti e subito fuori? A questa domanda una risposta noi la esigiamo considerato che ad oggi non siamo stati messi neppure nelle condizioni di poter accedere alle relazioni tecniche redatte dalle squadre che hanno effettuato le verifiche. E’ ovvio che nessuno dei sottoscritti vuole solo arrivare a pensare che possa aver inciso in tal senso la stretta connessione tra il numero degli sgomberi ordinati e l’accesso ai finanziamenti o ad altre situazioni di privilegio per questo o quel territorio.Qui si tratta della vita delle persone, molte delle quali hanno speso la loro esistenza per le proprie case. A Teramo, come è noto, gli sfollati per le case realmente inagibili sono già tantissimi, hanno riempito alberghi e occupato le poche abitazioni disponibili a prezzi più o meno accessibili. Aggiungere centinaia o migliaia di persone “sfrattate” in assenza delle condizioni di urgenza e forse senza necessità, potrebbe costituire un beneficio anche economico per gli enti ma rappresenta un dramma per tante famiglie, fra le quali vivono in numerosissimi casi persone disabili e anziani.Al fine di scongiurare questo rischio, alla luce delle considerazioni espresse ed in ragione delle specifiche competenze delle istituzioni in indirizzo, chiediamo :
– al sindaco della Città di Teramo Maurizio Brucchi, di revocare o sospendere le ordinanze di sgombero già emanate relative agli edifici classificati di categoria “B, in quanto ritenuti dai soggetti verificatori, agibili con provvedimenti, e in ogni caso di adottare i provvedimenti urgenti di propria competenza non sulla base di interventi indiscriminati e irragionevoli ma distinguendo caso per caso e disponendo lo sgombero immediato esclusivamente per un tempo limitato e nei motivati casi in cui ricorrano le condizioni di strettissima necessità a tutela della incolumità degli inquilini;
– all’amministratore unico dell’ATER di Teramo, quale proprietaria degli immobili, di adottare, in caso di inerzia del Sindaco o nell’ipotesi dell’emanazione di nuove ordinanze di sgombero irragionevolmente prive dei presupposti di necessità e di urgenza, ogni azione a tutela della legittima permanenza degli inquilini nelle proprie abitazioni; in particolare, alla stessa ATER di Teramo si chiede di valutare l’opportunità di inoltrare un ricorso al Prefetto finalizzato a consentire un esame più approfondito dei singoli casi, abitazione per abitazione. A tal proposito, lì dove possibile, si chiede che i lavori di manutenzione vengano svolti senza ricorrere agli sgomberi, fermo restando che qualora si ritenesse necessario si potrebbe e si dovrebbe uscire dalle abitazioni alla vigilia dell’inizio dei lavori e non settimane, mesi o addirittura anni prima; all’ATER di Teramo si chiede altresì ovviamente l’immediato avvio delle procedure per l’inizio dei lavori di manutenzione e di messa in sicurezza degli edifici interessati;
– al Presidente della Regione Abruzzo si chiede l’impegno certo a mettere immediatamente a disposizione adeguate risorse economiche e finanziarie in favore dell’ATER di Teramo che consentano il tempestivo e generalizzato inizio dei lavori di sistemazione, manutenzione e messa in sicurezza degli immobili.
I sottoscritti inquilini contano sul senso di responsabilità di chi rappresenta le Istituzioni, sul loro impegno a limitare e attenuare i danni e i disagi causati ai cittadini dai recenti eventi sismici evitando una ingiustificata e indiscriminata amplificazione degli stessi. Tuttavia sentono in dovere di rappresentare, fin da ora, che, in assenza di riscontro alle richieste formulate e in mancanza di efficace risposta alle esigenze manifestate, sono pronti ad agire in via giudiziale in ogni sede competente, nonché a mettere in atto forme dure ed eclatanti di protesta “.