A Sulmona, questa mattina, si è svolto un sit-in nel sito di Case Pente in cui la Snam vorrebbe realizzare la centrale di spinta a servizio del gasdotto Sulmona – Foligno.
Il Coordinamento No Hub del Gas spiega che l’iniziativa odierna era inserita nel programma del primo campeggio nazionale No Snam – No Hub del Gas in corso a Campo di Giove, nel Parco Nazionale della Majella.
In una del Coordinamento nota si legge che “Case Pente costituisce una vera e propria “porta” del parco nazionale della Majella. I fumi della centrale provocheranno la formazione di 100 tonnellate di polveri sottili, accanto alle emissioni di ossidi di azoto e altri inquinanti. Il tutto in una conca. Questa lotta vuole tutelare, tra l’altro, la salute dei cittadini oltre ad un luogo meraviglioso.
In Italia i consumi di gas sono in calo rispetto al 2005, anno di punta (86 miliardi di mc allora; oggi si consumano circa 75 miliardi). Il metano è uno dei più temibili gas clima-alteranti quando rilasciato direttamente in atmosfera. Recenti studi evidenziano perdite dirette lungo la “filiera”, dai gasdotti agli stoccaggi, dai pozzi fino alla distribuzione, del 3-10% di prodotto.
Le reti infrastrutturali esistenti sono già oggi sovradimensionate, potendo trasportare oltre 110 miliardi di mc di gas. La beffa della realizzazione di tutti questi nuovi gasdotti e stoccaggi dannosi e inutili è che il loro costo ricade sulla bolletta degli italiani.
Durante il campeggio, che vede la partecipazione di attivisti da diverse regioni italiane che si occupano di vertenze su grandi opere relative al gas, dalla Lombardia alla Puglia, dall’Abruzzo alle Marche, dall’Umbria a Molise, in diverse assemblee si stanno decidendo le prossime iniziative di lotta affinché l’Italia non sia trasformata in una piattaforma logistica per il nord Europa ad esclusivo vantaggio dei bilanci delle società coinvolte nei progetti”.
La Snam ha in più occasioni ribadito che il progetto “Rete Adriatica” è il tracciato migliore possibile per sicurezza e compatibilità ambientale.
La società spiega che ” Dal punto di vista tecnico-ingegneristico, Rete Adriatica è stata progettata individuando cinque tratti funzionalmente autonomi: ogni tratto è cioè in grado di svolgere la propria funzione indipendentemente dagli altri. Ciò consente di raggiungere obiettivi quali il potenziamento delle reti locali esistenti, l’aumento della flessibilità del sistema e un ulteriore miglioramento del livello di affidabilità.
I cinque tratti autonomi sono:
Massafra-Biccari (195 km di lunghezza; interessa Puglia e Basilicata): in esercizio dal 2012
Biccari-Campochiaro (73 km; Puglia, Campania e Molise): in esercizio dal 2016
Sulmona-Foligno e impianto di compressione di Sulmona (170 km; Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria): autorizzazione in corso per il metanodotto e ottenuta il 7 marzo 2018 per l’impianto
Foligno-Sestino (114 km; Umbria, Marche e Toscana): iter autorizzativo in corso
Sestino-Minerbio (141 km; Toscana ed Emilia-Romagna): lavori avviati nel 2017
A eccezione di alcuni determinati punti di linea (dove sono installate le valvole di intercettazione), le condotte Snam sono sempre completamente interrate e non producono impatti ambientali rilevanti durante la fase di esercizio. Più precisamente, non causano emissioni acustiche, inquinamento atmosferico e frammentazioni di habitat. Anche i tratti che compongono Rete Adriatica saranno interrati come lo sono, ad esempio, gli oltre 600 chilometri di gasdotti attualmente in esercizio in Umbria o gli oltre 1.000 km in Abruzzo.
Per quanto concerne la sicurezza del tracciato gli studi di fattibilità del tracciato hanno esplorato tutte le ipotesi alternative e hanno individuato, in prossimità dello spartiacque appenninico, la migliore direttrice in termini di continuità, sicurezza e compatibilità ambientale. Sono stati viceversa esclusi, per cause ambientali, geologiche e urbanistiche i restanti corridoi valutati, incluso quello posto in prossimità della linea di costa Adriatica”.