A Spoltore presentato il progetto per il restauro di Fonte Barco. Lo studioso Giovanni Damiani ha ripercorso la storia della struttura di età pre-cristiana.
A Spoltore canti e balli tradizionali hanno caratterizzato la giornata dedicata alla rinascita e riscoperta di Fonte Barco. Presenti diversi amministratori comunali e il sindaco Luciano Di Lorito, il quale ha ricordato quando, come tanti ragazzi della sua generazione, raggiungeva la fonte per giocare. Una nutrita comitiva ha raggiunto il posto, attraverso via Biancospino, un sentiero recuperato con un’attenta pulizia. Alla Fonte, dopo un piccolo spettacolo tenuto da donne in costumi d’epoca, divise tra canti e panni, lo studioso e docente universitario Giovanni Damiani ha tenuto una breve lezione sulla storia e le origini della Fonte e il restauro con utilizzo di una malta identica a quella dell’epoca grazie alla collaborazione con un laboratorio specializzato di Venezia.
Damiani ha spiegato che “era il luogo dove fino ai primi del ‘900 le donne venivano per il bucato. Si tratta di una struttura di età precristiana: lo testimoniano le nicchie ripristinate dopo il restauro. Una serie di lavori tra il 2004 e il 2007 hanno riportato la Fonte alla sua condizione originaria. Non hanno alcuna funzione pratica, ma un motivo religioso. I punti d’acqua erano sacri perché dividevano l’inizio della vita dal regno dei morti. Questa è la ragione per cui le ninfe presidiavano le fonti, ed evitavano così a chi le visitava i pericoli che potevano arrivare dall’aldilià. Il significato di Fonte Barco l’ho scoperto grazie a un trattato sull’allevamento delle pecore scritto nel ‘700. Barco significa sosta, infatti in quest’area si praticava la piccola transumanza verso i pascoli. Le pecore, tosando i prati, avevano una funzione importante nel trattamento del bucato: stendendo i panni ancora bagnati sull’erba, le donne dell’epoca sfruttavano la fotosintesi clorofilliana creando una sorta di tenda ossigeno. L’ossigeno, assieme al sole, sbiancava e disinfettava i panni, in maniera più efficace degli odierni prodotti chimici. Al tempo la cura della dote, cioè il lavaggio e la cura della biancheria, veniva effettuato poche volte l’anno, a seconda della distanza delle famiglie dall’acqua: c’era anche chi faceva il bucato solo quattro volte l’anno. Luoghi come la Fonte Barco, erano dunque particolarmente importanti”.
LA MIA FORTE CRIOSITA NEL PERCORRERE VIA PRATI -fosso grande- giornalmente mi ha portato a fermarmi incriosito dallo spiazzo con la strana capannina di canne e il non leggibile cartello in legno al margine della strada,e cosa scopro”FONTE BARCO” e che storia…!!,ma dopo tutti gli sforzi per il recupero di quel luogo,non si poteva mettere un cartello sullo stesso generere,ma di dimensioni più visibile e con più attrattività,per poter godere del luogo ma soprattutto della storia in esso riposta