In tre rischiano il processo nell’ambito dell’inchiesta sugli stipendi d’oro alla Ater di Chieti. Sono accusati di peculato e truffa.
In tempo di crisi e spending review alla Ater di Chieti , in barba alle necessità e ai problemi irrisolti degli inquilini delle case popolari, i dirigenti mediante delibere e semplici lettere si sarebbero aumentati stipendi e premi. Ora rischiano il processo con le accuse di truffa e peculato. L’inchiesta è condotta dal pubblico ministero Giuseppe Falasca, sulla gestione allegra dell’ente regionale che gestisce le case popolari di Chieti. E’ stato depositato l’avviso di conclusione delle indagini , l’atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Le persone indagate sono l’ex commissario Marcello Lancia, l’ex direttore Domenico Recchione e l’ex direttore amministrativo Giulio Marchioli, i quali, secondo l’accusa, avrebbero fatto lievitare i loro stipendi, attraverso diversi meccanismi come quello di impossessarsi del denaro derivante dalla vendita degli appartamenti dell’Ente e inserendo la somma nel bilancio come ricavo dell’ente oppure attribuirsi aumenti dei compensi per la ristrutturazione di edifici danneggiati dal sisma del 2009. Secondo la Procura teatina i tre ex dirigenti dell’Ater hanno ottenuto un illecito arricchimento: 125.000 euro nel 2010 , oltre 200 mila nel 2011, 284 mila euro nel 2012, 202 mila euro circa nel 2013 e quasi 43mila euro nel 2014 per ingegner Recchione; 61mila euro nel 2010, 73 mila nel 2011, 91mila nel 2012, 175 mila nel 2013 e circa 19mila nel 2014 per Giulio Marchioli. A ciò si aggiungono , secondo l’accusa, l’ acquisto di servizi e beni per fini personali, pranzi, cene e pernottamenti, soggiorni e centri benessere e diverse trasferte in compagnia di persone estranee all’Ater.