Ritardi delle pratiche, personale esiguo e poco adeguato e lentezze burocratiche, sono le principali cause di una procedura di ricostruzione che non riesce a partire.
Una situazione su cui l’Ance di Teramo torna a denunciare i danni che questa situazione sta creando all’intera economia regionale e non. Imprese che rischiano di chiudere o quantomeno sono in grandissima difficoltà per aver anticipato ingenti somme nei progetti di messa in sicurezza delle opere pubbliche, basti pensare che soltanto per gli interventi di somma urgenza del mese di gennaio 2017, sui danni sisma-neve, le aziende devono ancora incassare qualcosa come 11 milioni di euro. Una situazione sui cui l’Ance ha provato anche a proporre soluzioni, come quella anche di lanciare un task force permanente di personale specializzato che curi la fase emergenziale e post emergenziale degli eventi sismici e calamitosi.
Presidente Falone: «Inaccettabili i ritardi nei pagamenti delle opere pubbliche; a quasi due anni dal sisma, le opere emergenziali commissionate dalla Provincia ancora devono essere in buona parte pagate. La ricostruzione privata necessita di nuovi stimoli, di molte più risorse organizzative e di uno sforzo corale per ripartire»