L’abusivismo commerciale e turistico, il cui ricavato ammonta a 22 miliardi, rappresenta un danno imponente per le imprese che seguono le regole, ma anche per lo Stato.
Infatti, a causa delle vendite in nero, l’Italia perde un gettito fiscale pari a 11,5 miliardi di euro. Il fenomeno, sempre più diffuso anche sulla costa teramana, sta trasformando gli arenili in un gigantesco bazar a cielo aperto.
“Contraffazione, evasione e soprusi alla legalità – dice Gianluca Grimi della Confesercenti – impereranno ancora sotto gli occhi di tutti senza che si possa creare un serio argine al mare dell’illegalità. Da anni segnaliamo con forza il problema. Abbiamo portato le nostre istanze su tutti i tavoli della sicurezza, regionali e provinciali. Abbiamo prodotto convegni, denunce, segnalato casi di successo come quello di Cervia-Milano marittima (dove il fenomeno è scomparso), abbiamo prodotto materiale informativo sulla pericolosità della merce e sulla illiceità del comportamento anche da parte degli acquirenti ma, tutto è stato vano. Onestamente stiamo faticando molto per tenere a freno le rivendicazioni e la voglia di gesti eclatanti da parte delle esasperate categorie del commercio che invece sono sottoposte a tutta la tassazione nazionale e locale. Confesercenti come sempre farà la sua parte nell’informare i cittadini e nel favorire il dialogo tra le forze dell’ordine, i comuni e le prefetture; l’obiettivo non può che essere la soluzione definitiva di un problema non più sopportabile, in termini economici ed in termini di coesione sociale delle categorie del commercio.”