Coronavirus Abruzzo: nel teramano imprese, lavoratori e sindacati uniti per difendere il settore delle costruzioni dall’onda lunga della crisi, provocata dalla pandemia.
Il prolungamento del fermo dei cantieri per oltre un mese, in attesa di una possibile ripartenza a maggio, sta causando gravi problemi di sopravvivenza alle imprese del territorio, ma soprattutto ai lavoratori edili. Per questo motivo i sindacati hanno chiesto che venga consentita la riapertura almeno dei piccoli cantieri, quelli che occupano meno di tre persone, per evitare il collasso del settore dell’edilizia in provincia di Teramo. Lo chiedono imprese e sindacati di categoria insieme, che hanno inviato al prefetto di Teramo un documento a firma della Filca Cisl, della Feneal Uil e dell’Ance, l’associazione dei costruttori edili.
«Il prolungamento del fermo dei cantieri per oltre un mese, in attesa di una possibile ripartenza a maggio», spiega in una nota Giancarlo De Sanctis della Filca Cisl, «ha causato gravi problemi di sopravvivenza alle imprese del nostro territorio, ma soprattutto ai lavoratori edili; in cassa integrazione da metà marzo, i più fortunati di loro hanno percepito una retribuzione inferiore al 50%, in quanto il 74% delle aziende ha optato per il pagamento diretto della cassa integrazione ordinaria da parte dell’Inps. Il problema è che i tempi di liquidazione dell’Inps si prevedono molto lunghi, perché gli uffici dell’istituto previdenziale devono lavorare circa 2000 domande di cassa integrazione ordinaria (Cigo), oltre a tutte le altre disposizioni previste per l’emergenza e alle prestazioni ordinarie.