La riforma sul taglio dei parlamentari prospetta un nuovo quadro politico, secondo il quale la Provincia di Teramo corre il rischio di non eleggere alcuna rappresentanza in Parlamento.
Questo è il prospetto che emerge dal decreto legislativo a cui ha dato il via libera il Consiglio dei ministri, che di fatto accorpa, elettoralmente, l’interno della provincia di Teramo compreso il capoluogo, a L’Aquila e la zona costiera, da Martinsicuro a Silvi, con Pescara. Una decisione destinata a relegare Teramo a un ruolo completamente marginale e che ha scaturito numerose proteste da parte dei rappresentati politici locali e nazionali.
Antonio Zennaro, Gruppo Misto: “Siamo in piena emergenza sanitaria ed economica e il Governo si occupa di legge elettorale tra l’altro cancellando con un tratto di penna Teramo e tanti territori dalla cartina elettorale. Vergogna, altro che trasparenza”.
Diego Di Bonaventura, presidente Provincia di Teramo: “E’ molto peggio di quello che è accaduto con la Delrio che ha riformato le Province. Come Teramo centinaia di province e di territori italiani non avranno nessun rappresentante in Parlamento. La questione, per noi, si fa molto più cocente e dolorosa, si abbatte come una clava su una condizione che ci trova, per ragioni storiche, culturali e politiche, con una ridotta capacità contrattuale rispetto a L’Aquila e Pescara”.
Gianguido D’Alberto, sindaco di Teramo: “Sono fortemente contrariato. Si tratta di uno schiaffo vergognoso al territorio, frutto da un lato di una scelta sbagliata che era alla base della riforma costituzionale, che ha confuso l’attacco alla cattiva politica con il taglio alla rappresentanza istituzionale dei territori, e dall’altro della debolezza della nostra rappresentanza politico-istituzionale esistente che non riesce a far sentire il proprio peso a livello governativo e parlamentare”.