Tre proposte per favorire la riapertura delle terme di Caramanico la prossima estate, dopo la chiusura dovuta al fallimento della società che le gestiva. Le iniziative sono state illustrate oggi a Pescara dal gruppo consiliare regionale del Partito Democratico, dal gruppo comunale Uniti per Caramanico e dall’ex sindaco Mario Mazzocca
Gestione in-house da parte della Regione Abruzzo mediante la Fira, esproprio o l’acquisto dei beni da parte della Regione, partnerariato pubblico-privato: sono le proposte illustrate alla stampa, oggi a Pescara, dal gruppo consiliare regionale del Partito Democratico, dal gruppo comunale Uniti per Caramanico e dall’ex sindaco Mario Mazzocca i quali hanno evidenziato che «perseguendo una delle tre progettualità, elaborate consultando esperti del settore, le terme di Caramanico potrebbero riaprire i battenti già dall’estate del 2023>.
<Le terme sono chiuse ormai da due anni a causa del fallimento dell’ex concessionaria con evidenti ripercussioni su una parte caratterizzante dell’offerta turistica abruzzese> ha detto l’ex sindaco Mazzocca secondo il quale <le procedure avviate dalla Regione non risolvono i problemi della gestione delle strutture e della concessione delle acque. Altra questione importante è la realizzazione della piscina termale pubblica finanziata nel 2017 dalla giunta D’Alfonso i cui lavori non sono ancora partiti».
Mazzocca ha detto, inoltre, che «il crack della Società delle Terme e la conseguente chiusura del complesso non giustificano l’atteggiamento passivo di Giunta Regionale e Comune di Caramanico che stanno dando prova di inerzia impelagandosi in attività istituzionali confuse, inconsistenti e indecifrabili, prive di prospettive che garantiscano una concreta e rapida soluzione del problema già dalla prossima estate. Dopo l’ennesimo ed infruttuoso tentativo di stimolare una riflessione e un intervento nell’ultimo Consiglio regionale di agosto, con la presentazione dell’emendamento a firma dei Consiglieri Blasioli e Paolucci per il ristoro delle attività turistico-ricettive del comprensorio della Maiella – le più penalizzate dalla chiusura -, il Gruppo Pd in Regione e il Gruppo Uniti per Caramanico hanno pianificato e portato avanti varie interlocuzioni con la curatela fallimentare e tecnici esperti del settore termale, al fine di individuare soluzioni percorribili che consentano la riapertura delle terme nel più breve tempo possibile.
La curatela fallimentare, che ringraziamo per aver accettato l’incontro ed esplicitato le difficoltà dell’incarico, auspica la vendita dei beni del fallimento in autunno. Se costi e tempistiche precludono di fatto la riattivazione delle terme in capo alla stessa curatela, è altresì probabile, come spesso accade nelle aste, che non vada a buon fine la prima vendita, anche perché la cessione dello stabilimento svincolata dalla concessione delle acque – in capo alla Regione e anch’essa da assegnare con evidenza pubblica -, rischia di rendere poco appetibile l’investimento per i privati. Un ulteriore ritardo che rischierebbe di infliggere un colpo fatale all’economia della comunità di Caramanico e dell’intero comprensorio della Maiella. Per questo intendiamo proporre, con spirito costruttivo, alla maggioranza di centro-destra e all’opinione pubblica tre strade alternative».
Ecco nel dettaglio le tre proposte illustrate oggi:
1) La prima si rinviene nella legge regionale 15/2002. L’art. 67 prevede che la Regione, attraverso la FIRA, possa sottoscrivere quote di partecipazione nelle società termali. In sostanza si potrebbe attuare per qualche anno una gestione in house delle terme, modello che questo Governo regionale aveva in precedenza prospettato per l’impianto natatorio delle Naiadi, e che permetterebbe inoltre di avvalersi dell’esperienza lavorativa dei dipendenti che a lungo hanno curato la struttura e saprebbero valorizzarla. I vantaggi che deriverebbero da questa scelta sono innegabili: la riattivazione in tempi brevi e certi del complesso termale e dello sfruttamento della risorsa idrica, scongiurando un eventuale compromissione della qualità delle acque sulfuree, che per non deteriorarsi necessitano di un deflusso costante.
2) Se la Regione venisse in possesso dei beni necessari all’attività termale, oltre a quelli pertinenziali che già le spettano per legge, potrebbe indire un unico bando tanto per lo stabilimento termale che per la concessione delle acque.
3) L’ultima opzione, senz’altro più complessa ma quantomeno da verificare, sarebbe quella del partenariato pubblico-privato, che dovrebbe coinvolgere la curatela e avrebbe bisogno di un vaglio del giudice fallimentare.
I consiglieri del gruppo consiliare regionale del Partito Democratico, del gruppo comunale Uniti per Caramanico e l’ex sindaco Mario Mazzocca hanno concluso: «C’è infine la questione della piscina termale pubblica, la cui realizzazione (relativamente al 1° lotto del progetto) all’interno del parco termale era stata finanziata nel 2017 dalla Giunta D’Alfonso con un importo pari a 600mila euro. Ad oggi i lavori non sono stati ancora avviati, pur essendo stati appaltati alla fine del 2019 dal Comune di Caramanico, che un anno dopo ha sciaguratamente avanzato richiesta di delocalizzazione dell’opera, rischiando di pregiudicare i rapporti con il soggetto aggiudicatario.
Viene spontaneo chiedersi se il finanziamento sia ancora in essere, perché i lavori siano fermi e se sia stato attribuito il successivo finanziamento di 1 milione di euro per il 2° ed ultimo lotto. Domande a cui la Regione non ha mai risposto, ignorando una richiesta di accesso agli atti formalizzata 14 mesi fa e trascurando il fatto che oggi, qualora il cronoprogramma degli interventi fosse stato rispettato, la comunità avrebbe potuto disporre di un’opera strategica e già funzionante, che costituirebbe – per la prima volta dopo 80 anni – un solido presidio (pubblico) all’interno dello storico stabilimento termale (privato) in grado di sopperire, seppur parzialmente, alla situazione di perdurante stallo e di grave crisi che l’intero territorio sta purtroppo vivendo».
La Regione lo scorso 1° agosto aveva spiegato: «I curatori dopo aver illustrato tutte le attività e le procedure di legge effettuate fino a ora, hanno assicurato che per la fine del prossimo mese di settembre verrà pubblicato il bando pubblico per l’affidamento delle strutture termali. Il presidente Marsilio ha garantito il mantenimento del budget relativo alla copertura delle prestazioni sanitarie assicurate dal Ssn (servizio sanitario nazionale), inoltre ha finanziato con fondi regionali il monitoraggio e la rimessa in pristino quali-quantitativa dei giacimenti. Nell’occasione il presidente ha comunicato che gli uffici regionali sono già a lavoro per l’affidamento diretto della concessione di una sorgente al Comune di Caramanico Terme».