Ilario Lacchetta, sindaco di Farindola, ribadisce ai magistrati le dichiarazioni rese nelle sommarie informazioni e rilancia le accuse nei confronti dell’ex presidente della Regione D’Alfonso.
Nell’interrogatorio suppletivo di questa mattina, come da sua richiesta dopo l’avviso di conclusione delle indagini per la tragedia di Rigopiano, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, accompagnato dai suoi legali Goffredo Tatozzi e Cristiana Valentini, chiarisce meglio la sua posizione dopo le dichiarazioni rese nelle sommarie informazioni testimoniali e si difende dalle tante accuse che il Procuratore Capo Serpi ed il Pm Papalia muovono nei suoi confronti. In particolare sulla gestione dell’emergenza in quei giorni terribili del gennaio del 2017, in cui non solo Rigopiano, ma tutto il territorio comunale di Farindola, fu interessato da un’impressionante ondata di neve e gelo, tanto che tutte le contrade restarono isolate. Alla luce di questa drammatica situazione Lacchetta ha riferito ai magistrati di aver lanciato con vigore l’allarme investendo dell’emergenza l’allora presidente della Regione Luciano D’Alfonso, che ricordiamo è completamente uscito di scena da questa inchiesta, dopo un primo avviso di garanzia, non solo in qualità di suo diretto superiore nella gerarchia istituzionale, ma perché così voleva l’ex governatore:
“Il sindaco Lacchetta si e’ rivolto all’allora presidente della Regione Luciano D’Alfonso per lanciare il suo allarme perche’, innanzitutto, lo impone la legge di protezione civile nazionale e poi perche’ quello era il sistema D’Alfonso. Il sistema D’Alfonso, come dimostrato anche dall’emergenza 2015, prevedeva che bisognava rivolgersi direttamente a lui per avere uomini e mezzi, per avere aiuto. E quindi cosi’ ha fatto. Nel corso dell’interrogatorio – ha aggiunto l’avvocato Valentini – il sindaco ha spiegato che il suo superiore gerarchico diretto dal punto di vista della protezione civile, come previsto dalla normativa nazionale, e’ il presidente della Regione. Ha spiegato anche che, sempre la stessa norma prevede, che in caso di allarme che non possa essere gestito dal sindaco sul suo territorio, deve essere comunicato anche, oltre al presidente della Regione, al prefetto. E lui lo ha fatto la mattina del 18 gennaio, depositando anche in prefettura richiesta di intervento dell’esercito”.
Dunque rilanciate le accuse nei confronti dell’ex presidente e a questo punto ci si potrebbero attendere nuove iniziative da parte della Procura?
“Dovreste porre questa domanda ai magistrati – tiene a precisare la Valentini – ma è chiaro che noi ce lo auspichiamo.”