La Corte di Cassazione conferma la provvisionale di 200 mila euro in favore dei famigliari di Angelo Di Menno Di Bucchianico il giovane musicista annegato 12 anni fa nella piscina dell’Hotel Villa Medici a Lanciano.
Ci sono voluti 12 anni e ben 5 gradi di giudizio per giungere alla conclusione di una dolorosa vicenda processuale per la morte del giovane Angelo Di Menno Di Bucchianico, il 17enne musicista annegato nella notte tra l’8 ed il 9 agosto nella piscina dell’Hotel Villa Medici a Lanciano. Angelo era tra gli invitati ad una festa di compleanno ed insieme ad una quindicina di ragazzi si tuffò in piscina, ma da lì non riemerse più. Il suo corpo venne individuato sul fondale soltanto intorno alle 2.00. Una vera e propria tragedia sulla quale i magistrati furono chiamati ad individuare eventuali responsabilità. Due le persone imputate Fabio Cozzolino, titolare dell’Hotel e Rocco Olivieri gestore del catering che si era occupato dell’organizzazione della festa. Furono entrambi assolti in primo grado dal Tribunale di Lanciano, a questa sentenza si opposero i genitori di Angelo che tramite il loro legale Alfonso Ucci ricorsero in Appello. Da L’Aquila giunse qualche tempo dopo la sentenza contraria, 8 mesi di reclusione con pena sospesa per i due imputati e 200 mila euro di risarcimento a titolo provvisionale in favore della famiglia del giovane. Nel 2013 la cassazione confermò la condanna per Cozzolino e rimando alla Corte d’Appello di Perugia la posizione di Rocco Olivieri. Qui i giudici stabilirono il non luogo a procedere per avvenuta prescrizione, ma confermarono la provvisionale per le acclarate corresponsabilità quale organizzatore della festa. Il legale di Olivieri fece nuovo ricorso in Cassazione, ma gli ermellini hanno rigettato il ricorso stabilendo che la Corte d’Appello di Perugia ha ben agito e di conseguenza hanno confermato il risarcimento. In sostanza, così come hanno sempre sostenuto i famigliari di Angelo, non è stata un imprudenza di Angelo a provocare la sua morte, anche perché sapeva nuotare, ma il fatto che la piscina era incustodita e dunque non doveva essere accessibile.