Tragedia Marcinelle: I motivi dell’esodo di migliaia di Abruzzesi nelle miniere di carbone in Belgio, 60 dei quali persero la vita nell’agosto del 1956 nel tragico incidente di Bois du Caziers, raccontati in un interessante libro dello storico Maurilio Di Giangregorio.
Tutto nasce da una vertenza sindacale dall’immediato dopoguerra al 1949 quando, nel ricco bacino minerario della Maiella e della Val Pescara, moltissimi minatori furono costretti ad incrociare le braccia perchè tutto l’asfalto estratto per conto di Sama ed Italstrade, che sarebbe potuto servire per ricostruire un intero Paese martoriato dalla guerra, rimase stipato nei magazzini creando uno stato di crisi irreversibile e la ragione ricorda vagamente quanto accaduto a L’Aquila con la ricostruzione del post terremoto:
“L’Anas – spiega lo storico Maurilio Di Giangregorio che ha utilizzato come fonte l’archivio di Stato – fu in qualche modo costretta ad acquistare materiale da altre ditte imposte dagli americani creando un corto circuito tra la l’offerta e l’assenza totale di richiesta.”
La solita cattiva abitudine di ricorrere a materie prime e maestranze esterne, piuttosto che sostenere l’economia locale, proprio come a L’Aquila. In un simile contesto inevitabile la protesta sindacale che costrinse il Prefetto di Pescara ad individuare soluzioni alternative, mentre, proprio in quegli anni, il Governo italiano siglò lo storico accordo con il Belgio per lo scambio uomo-carbone, in un primo esempio di ricollocazione sul mercato del lavoro:
“Molti dei lavoratori di Sama ed Italstrade furono così costretti ad emigrare passando attraverso selezioni durissime ed inconsapevoli delle condizioni terribili che avrebbero incontrato una volta arrivati in Belgio”.