Tragedia Rigopiano: 14 capi d’imputazione per 23 indagati, divisi, come prassi, per ordine d’importanza e non é un caso che si parta dall’assenza della carta di Localizzazione del pericolo da valanga.
E’ la Regione, dunque, ad essere principalmente nel mirino della Procura di Pescara che nella giornata di ieri ha reso noto l’informazione di garanzia rivolta a 23 persone nell’ambito dell’indagine per il crollo dell’Hotel Rigopiano. Lo avevano auspicato, presentando un preciso esposto lo scorso 4 ottobre, gli avvocati Cristiana Valentini, Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri, legali, a loro volta, del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e del tecnico comunale Enrico Colangeli, nel quale si faceva riferimento all’omessa redazione della carta di Localizzazione del pericolo da valanga prevista dalla Legge Regionale 47 del ’92, che, come sottolineano gli avvocati, se realizzata avrebbe impedito il disastro. Sul primo capo d’imputazione, dunque, la Procura si rivolge a ben 5 funzionari regionali: Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera e Sabatino Belmaggio che, per le loro singole competenze, secondo l’accusa, non si sarebbero adoperati – nemmeno predisponendo apposite, doverose, richieste dei necessari fondi da stanziare nel bilancio regionale – recita l’ordinanza – per la realizzazione della C.L.P.V. Sembra chiaro che la mancanza di questo importante documento abbia avuto un ruolo non di secondo piano e da questo punto di vista, pescando nel nostro archivio, abbiamo rintracciato due testimonianze non di poco conto. La prima, quella del geologo Gabriele Fraternali che nel 2009 produsse un dettagliato studio sul rischio valanghe in Abruzzo, adottato dal Club Alpino, ma assolutamente snobbato dalla Regione:
“In apparenza, quella del Monte Siella – precisò alla collega Antonella Micolitti – sembra essere una’area tranquilla, ma certamente non poteva esserlo in presenza di quella precipitazione nevosa non coerente con le precipitazioni del passato ed in considerazione del canalone che dal Monte Siella conduceva all’Hotel.”
Sul tema delle valanghe si soffermò anche qualche mese dopo un altro geologo abruzzese, Francesco Stoppa, che per conto dell’avvocato Wania Della Vigna, legale della famiglia di Sara Angelozzi, ha effettuato una perizia in loco e che intervenne in un reportage della trasmissione “In Cronaca”:
“E’ assurdo parlare di assenza di valanghe a memoria d’uomo, in questo luogo – disse Stoppa – perché la memoria d’uomo é infinitamente piccola rispetto alla storia idrogeologica di un territorio. Sarebbe bastato, in tempi antecedenti alla realizzazione dell’Hotel, effettuare specifici carotaggi che magari ci avrebbero raccontato di altri fenomeni valanghivi in questa zona.”
Due testimonianze importanti, dunque, che la dicono lunga su quella che sembra essere la chiave di tutte le cause che hanno portato a questa immane tragedia e che trascina dietro di se altri aspetti dell’inchiesta, primo fra tutti quello dei permessi edificatori, in particolare l’ampliamento dell’Hotel per il centro benessere.
IL SERVIZIO DEL TG8