Si è aperta e chiusa, oggi, al Tribunale di Pescara davanti al Gup la fase preliminare del processo per la truffa ai danni dei coniugi Bartolo Beninato e Nadia Baldacci.
Il Gup ha rinviato tutto al 14 maggio per un difetto di notifica all’unico indagato, Carmine Di Felice per il quale si ipotizza il reato di circonvenzione d’incapace e millantato credito. La vicenda, salita alla ribalta delle cronache grazie al servizio della trasmissione “Le Iene”, è tutta incentrata sulla fragilità di Nadia e Bartolo, affetti da conclamati disturbi dei quali si sarebbe approfittato Di Felice che avrebbe loro estorto a più riprese del denaro in cambio di false promesse. In particolare, esattamente un anno fa, Di Felice si fece consegnare poco più di mille euro che Bartolo prelevò la mattina stessa dal suo libretto postale, come compenso per il suo concreto interessamento per trovargli un posto di lavoro. Attività certificata anche da un falso documento con in calce la firma, falsa anche questa, del vice sindaco di Pescara Antonio Blasioli (estraneo ai fatti) che s’impegnava a trovare una collocazione lavorativa a Bartolo. Per questo episodio specifico, oltre alla circonvenzione d’incapace, a Di Felice il Pm Andrea Papalia contesta anche il reato di millantato credito.
Stamane in tribunale erano presenti anche le figlie di Nadia e Bartolo, Isabella e Maria Grazia, allontanate da piccole dai loro genitori su disposizione del tribunale dei minori, solo di recente tornate all’ovile, e fu proprio in quell’occasione che si accorsero della truffa e decisero di contattare la redazione de “Le Iene”.
“Io mi aspetto una condanna esemplare – ci dice Isabella – perché trovo davvero squallido che una persona possa mai approfittarsi in quel modo di due persone deboli come mia madre e mio padre”
Sabrina Di Liso, legale di Bartolo Beninato, parla di quadro probatorio granitico:
“Si, gli investigatori hanno fatto davvero un ottimo lavoro – ci dice la Di Liso – credo che le responsabilità a carico di Carmine Di Felice siano assolutamente evidenti, speriamo in un rapido rinvio a giudizio e poi a conclusione del processo in una condanna esemplare.”
Giovanni Mangia, legale di Nadia Baldacci:
“Una vicenda assolutamente squallida – ci racconta Mangia – oltre a varie somme di denaro sottratte in quel modo, secondo i riscontri investigativi il Di Felice costrinse Bartolo anche a disfarsi dei pochi ori di famiglia, tra cui le fedi di matrimonio, per venderli ad un Compro Oro ed intascarsi i pochi spiccioli ricavati.”