Usura ed estorsione a Sulmona: 9 arresti questa mattina da parte dei carabinieri del capoluogo ovidiano nei confronti di un sodalizio del posto.
Nove misure cautelari, 6 in carcere e 3 agli arresti domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione, falso e associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Ad eseguire i provvedimenti restrittivi emessi dal Gip Marco Billi, dalle prime ore del mattino nell’ambito di una vasta operazione, sono stati i carabinieri della Compagnia di Sulmona, coadiuvati dai militari delle Compagnie di Chieti, Montesilvano, Avezzano e Castel di Sangro. Titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore di Sulmona Stefano Iafolla,
L’operazione ha squarciato il velo su un giro di prestiti con tassi usurari anche del 54% mensile a persone, prevalentemente commercianti o imprenditori abruzzesi in stato di bisogno, ai quali banche e finanziarie avevano rifiutato il credito poiché protestati o iscritti come insolventi. 8 dei 9 arrestati sono membri di un’intera famiglia, composta da parenti di primo grado ed affini, che agiva principalmente a Sulmona e dintorni, ma anche nel Pescarese. Alcuni degli arrestati sono noti alle forze dell’ordine perché dediti, già in passato alla commissione di reati contro il patrimonio.
GLI ARRESTATI -In carcere sono finiti un 51enne di Sulmona (D.R.M), punto di riferimento dell’associazione criminale; un 52enne originario di Raiano (M.C.) ma residente a Chieti, procacciatore d’affari ed esperto nel settore della normativa sul lavoro ed in materia finanziaria; una 43enne (D.R.S.) anch’ella di Sulmona; un 41enne (S.B) di Sulmona; un 45enne (D.R.L.) della stessa citta’ ovidiana ma domiciliato a Pettorano sul Gizio (L’Aquila); un 46enne di Castel di Sangro (D.R.P.) residente a Montesilvano. Con ruoli meno trainanti, e destinatari quindi della misura, meno afflittiva, degli arresti domiciliari, sono stati individuati: un 45enne (D.A.L.) di Sulmona; un 23enne (D.R.P.) anch’egli di Sulmona e un 43enne (M.L:) di Avezzano.
LE SOCIETA’ “GONFIATE” – A fianco all’usura si era innestato un ulteriore collaudato sistema per ottenere ingenti ed illeciti profitti: il rilevamento di società non operanti sul mercato, con l’aumento fittizio del capitale sociale e l’assunzione (sempre fittizia) di persone, evidentemente collegate all’organizzazione. In tal modo, il sodalizio criminale, simulando la solidità delle società acquisite, riusciva ad ottenere prestiti e finanziamenti (ammontanti a circa 600.000 euro) attivando la procedure della cessione del quinto dello stipendio a carico dei dipendenti ‘assunti’ che, in realtà, non veniva e non poteva essere corrisposto. Le rate relative agli importi erogati non venivano corrisposte o, in alcuni casi, onorate solo al principio allo scopo di ‘prendere tempo’ per consentire alla società di conseguire altro capitale con la medesima tecnica.
LA DENUNCIA DI UNA VITTIMA -L’indagine e’ nata alla fine del 2014 a seguito di una denuncia per estorsione presentata da una vittima dell’organizzazione ai carabinieri di Sulmona. I militari hanno ampliato l’investigazione fino all’arresto, in flagranza del reato di usura ed estorsione, del 45enne di Sulmona che, con violenza e minacce, si era fatto consegnare, a garanzia del prestito concesso, alcuni ciclomotori dal debitore. Di qui la ricostruzione di una serie di prestiti usurari in danno di diverse vittime abruzzesi e di uno straniero, alcune delle quali hanno restituito, di soli interessi, anche il 54% mensile del valore prestato. In caso di mancata restituzione delle somme richieste partivano minacce e intimidazioni. Le somme complessivamente accertate quali prestiti a tassi usurari si aggirano intorno ai 500.000 euro, almeno al momento. Disposto anche il sequestro preventivo di alcuni beni, finalizzato alla confisca. In particolare una villa di 5 vani che si trova a Roccacasale, di proprietà effettiva del 51enne di Sulmona punto di riferimento dell’associazione criminale (anche se intestata ad altro soggetto), con garage e 4 terreni, per un valore complessivo di circa 600 mila euro, acquisita mediante asta giudiziaria. La disponibilità di quell’immobile e’ apparsa del tutto ingiustificata ed esorbitante rispetto al reddito dichiarato, nullo. Il sequestro preventivo riguarda inoltre le quote di partecipazione al capitale sociale, di due società fittizie rilevate ai fini di commettere le truffe a danno delle banche e società finanziarie, detenute da alcuni degli indagati.
Il servizio del Tg8: