Vasto: avevano trasformato dei locali adibiti a magazzino in una scuola privata per l’infanzia, 4 persone sotto inchiesta, tra cui due dipendenti comunali.
I reati ipotizzati sono di abuso d’ufficio, falsità ideologica, violazione del Testo unico sull’edilizia e della legge sulla trasparenza. La Procura di Vasto ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 4 persone, dopo un blitz effettuato da finanzieri in borghese poco prima di Natale. A seguito, inoltre, dell’acquisizione di documentazione relativa all’appalto per la gestione del sistema informatico comunale, assegnata con affidamento diretto, inserita su un secondo filone legato all’autorizzazione urbanistica per trasformare il magazzino in asilo privato. Le persone indagate sono: Michele D’Annunzio, 65 anni, dirigente del Comune di Vasto, Emilio Racciatti, 57 anni, un dipendente del Comune di Guilmi che lavora in convenzione, per 6 ore a settimana, presso il Comune di Vasto; un 39enne residente a Guilmi, progettista e direttore dei lavori, ed un 42enne, anche lui residente a Guilmi, legale rappresentante della ditta committente dei lavori. Michele D’Annunzio è indagato per abuso d’ufficio, perché “il 15 dicembre 2016 rilasciava il permesso a costruire”, secondo la Procura in violazione delle norme contenute nel Testo unico sull’edilizia “, senza per altro adottare alcun provvedimento nonostante le difformità e le violazioni edilizie già rilevate e contestate dal responsabile del procedimento e dal precedente dirigente nella relazione del 12 agosto 2015”. Il 39enne è indagato per falsità ideologica in certificati e per violazione della legge sulla trasparenza amministrativa, la numero 241 del 1990, perché, secondo gli inquirenti, ci sarebbe una falsa attestazione di requisiti e presupposti per la Scia (segnalazione certificata di inizio attività). Al progettista, al legale rappresentante della ditta e ad Emilio Racciatti, titolare del locale su cui è stato operato il cambio di destinazione d’uso, viene contestata anche la violazione del Testo unico sull’edilizia, perché “in concorso tra loro – si legge nel dispositivo della Procura – eseguivano lavori di ristrutturazione edilizia consistenti nel cambio di destinazione d’uso tra classi catastali non omogenee (dalla C alla D) e tra diverse categorie funzionali, trasformando il locale da magazzino a scuola per l’infanzia”.