I poveri della porta accanto. E’accaduto ancora, stavolta in viale Bovio, a Pescara. Una signora distinta si avvicina ai passanti: “Mi vergogno, aiutatemi. Non ho soldi per fare la spesa”.
Se prima eravamo abituati a pensare alla povertà come un qualcosa lontano da noi: l’Africa, o i paesi in via di sviluppo, gli extracomunitari arrivati nelle nostre città, i barboni che hanno scelto di vivere per strada, ora le cose sono cambiate drasticamente. Si parla di crisi, e la crisi non risparmia nessuno: c’è chi perde il lavoro ed è troppo “vecchio” per cercarne un altro ma troppo giovane per la pensione; poi ci sono i pensionati, con il minimo per vivere dignitosamente. C’è chi si ritrova solo dopo una separazione con le immaginabili conseguenze economiche e chi, a causa di eventi sfortunati, perde tutto, anni di lavoro, aziende intere, insomma storie di ordinaria (purtroppo) quotidianità. È accaduto ancora, a Pescara: italiana, insospettabile, decorosa nell’abbigliamento e nelle parole. È una signora di mezza età che lungo viale Bovio, a due passi dalla sede istituzionale della Regione Abruzzo, quasi sussurrandoti, come per pudore, cerca di raccontarti la sua storia: “Mi vergogno tanto ma… Ma non ho nemmeno i soldi per mangiare, per fare la spesa. Ho bisogno di un lavoro, ho problemi di salute e male ai piedi. Sono sola e disperata.” C’è chi, tra i passanti si ferma, chi nonostante la fretta di una mattinata di lavoro la accompagna al supermercato e chi, per questioni di tempo, magari le lascia 5 o 10 euro, visto che la crisi morde per tutti. Ma c’è anche tanta indifferenza. Gente che nemmeno si avvicina per capire almeno di cosa quella signora avesse bisogno. L’indifferenza degli altri umilia ancora di più questi “coinquilini” di Pianeta, esseri umani anch’essi, solo più sfortunati. A volte basta una parola di conforto per restituire dignità a queste persone. Sempre più corregiornali si trovano in condizioni di disagio e solitudine e in molti, per pudore o per vergogna, preferiscono mendicare in strada piuttosto che rendere nota la loro situazione di indigenza a familiari o enti che si occupano di assistenza e aiuto ai più bisognosi. Solo qualche mese fa, un altro signore, italiano, ben vestito, lo si vedeva nei pressi della centralissima viale regina Margherita, a due passi da piazza della Rinascita, il salotto “buono” della città di Pescara, elemosinare qualche spicciolo dai suoi concittadini. E in questi momenti che ti rendi conto di quanto la povertà sia accanto a noi e di quanto noi non la vediamo o non vogliamo vederla. Poi magari pensi che al posto di quel signore o di quella signora, avrebbe potuto esserci tua madre o tuo padre, tuo nonno o tua nonna. Lì ti soffermi per un attimo a pensare, poi la vita di tutti i giorni prende il sopravvento e tutto torna nella “routine “. Le associazioni di volontariato fanno il possibile, la politica parla continuamente di crisi: “parla e basta”, lamenta qualcuno che ora, una volta per tutte, chiede alla politica fatti concreti. Sempre a Pescara, qualche mese fa, un altro signore anziano, pensionato, chiamato dai residenti abituato a vederlo su via Venezia, “L’uomo dei telefoni”, passava le sue giornate a cercare di racimolare spiccioli nelle cabine telefoniche che ormai nessuno utilizza più. Non è questione di solidarietà, di pietismo o assistenzialismo: è questione di diritti che devono essere garantiti a tutti i cittadini. La beneficenza la si fa in sordina e in silenzio, tutto il resto è palcoscenico diceva qualcuno. Si applichino i medesimi diritti a una vita dignitosa per tutti affinché non ci si imbatta più nella vergogna provata da un vicino, un concittadino, una persona, perché di persone stiamo parlando, che rischiano anche di vedersi rifiutare una buona parola da un passante distratto. Società del dubbio o forse dell’indifferenza o forse della mancanza di fiducia nel prossimo che ti spinge a pensarci due volte prima di dare qualche spicciolo o un aiuto. Un circolo vizioso e viziato dai mali di una società come quella di oggi in cui diffidenza e indifferenza vanno, forse di pari passo, con chi tra istituzioni e amministratori a tutti i livelli parlano del problema quotidianamente ma poi fanno poco per risolverlo. E il problema rimane lì, ai margini della città che diventa straniera per chi in quella città è nato e vissuto e magari ha contribuito anche al benessere della stessa, prima che i fatti della vita lo o la rendessero un’altra persona. Pur sempre “persona” alla quale spettano i medesimi diritti. Di sempre.
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